Agronomo belga in difesa dell’olio di palma

2017-01-26T10:31:23+02:0026 Gennaio 2017 - 10:31|Categorie: Dolci&Salati, Mercato|Tag: , |

Roma – “Non è l’olio di palma a distruggere la biodiversità, quanto la gestione di qualsiasi coltura, si tratti di grano o di soia”. Lo afferma all’Ansa Pierre Bois d’Enghien (in foto), agronomo ed esperto ambientale belga, oggi auditor del Roundtable on sustainable palm oil. “Sono molti i paesi produttori di olio di palma fortemente impegnati a garantire la biodiversità e la protezione delle foreste, a partire dalla Malesia, che tutela oltre il 50% della sua superficie. Un impegno ambientale molto positivo che nessun paese europeo, compresa l’Italia in proporzione, può eguagliare”, sottolinea l’agronomo specificando che proprio in Italia è stato creato un forte malinteso su questo olio. Si tratta infatti di una coltura che produce fino a 10 volte in più di altre oleaginose e richiede meno risorse. “La produzione di 1 tonnellata di olio di soia necessita di una quantità di terra 10 volte superiore a quella per produrre la stessa quantità di olio di palma, 6 volte in più di energia e circa 15 volte in più di pesticidi; ed è per questo che la palma da olio ha di fatto un impatto ambientale molto più basso rispetto alle altre colture. Inoltre, la soia è responsabile del doppio della deforestazione rispetto all’olio di palma”.

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