Bum, bum, bum Muzzi: l’Ad di Idb Borsari contro Confindustria

2017-04-12T10:52:22+02:007 Aprile 2017 - 14:43|Categorie: Mercato|

Andrea Muzzi, presidente e amministratore delegato di Industria Dolciaria Borsari (foto da Rovigo Oggi), fa parte da cinque anni di Confindustria. Prima come vicepresidente per l’area di Rovigo, poi, dopo la fusione, come membro del Consiglio di Presidenza di Confindustria Venezia. Con lui affrontiamo i grandi temi aperti.

Con l’elezione di Vincenzo Boccia a presidente di Confindustria hanno vinto le grandi aziende dello Stato. Qual è il suo giudizio sulla nuova gestione?

Non conosco Boccia e non intendo fornire giudizi nel merito. Però vivo la confederazione in maniera attiva da cinque anni e trovo che ormai sia un’istituzione sorpassata, autoreferenziale e, purtroppo, al servizio dello Stato. Quando c’è un bilancio in difficoltà e le aziende statali danno 30-40 milioni di contributi a Confindustria è difficile pensare che l’Associazione prenda posizioni serie nei confronti del Governo, in difesa delle imprese. Confindustria è governata solo formalmente da imprenditori, ma non può far nulla contro il Sistema, in quanto di fatto è parte del Sistema. Da tempo non sento più un nostro presidente alzare la voce ‘contro il Governo’ per lamentarsi di un Paese malato che – afflitto da tassazione, burocrazia, lentezza, servizi insufficienti e quant’altro – non produce reddito per nessuno, ma solo corruzione e scarsa competitività. Ma quello che più mi delude è l’assenza di orgoglio da parte di tanti politici e imprenditori. Questi ultimi, invece di affrontare la situazione, preferiscono delocalizzare l’attività. A pagare queste mancanze sono i piccoli industriali che non possono sostenere costi per trasferire la sede fiscale, o quella operativa, all’estero. Oppure trasferire miliardi (che non hanno) in paesi dove sono ‘più al sicuro’.

Come risolvere questa situazione?

Accettando il rischio che le imprese statali escano da Confindustria. Facendo importanti azioni di lobby e parlando da veri imprenditori, portando avanti le esigenze reali delle imprese, come l’allentamento della burocrazia e una politica fiscale più coerente e costante nel tempo. Ad esempio: sono contrario al progetto Industria 4.0 per come è stato posto. Non capisco perché il Governo debba mettere ‘una pistola alla tempia’ agli imprenditori con il super ammortamento, da utilizzare entro il 2017… E se investo tra due anni non prendo niente?! Sono per una politica fiscale più moderata e distribuita su una finestra temporale più ampia. La lungimiranza del politico deve essere esattamente proporzionale a quella dell’imprenditore. Che pianifica gli investimenti su periodi di cinque anni, ad esempio. Concentrare tutti gli investimenti in un anno è difficoltoso. E per i tre anni successivi poi si resta fermi?! Il Governo prende provvedimenti volti a ottenere consenso politico, nel tentativo di far ripartire in fretta l’economia. Ma è una strategia di corto respiro. Molto meglio un piano d’ammortamento migliorato del 20-30%, ma spalmato in un tempo più lungo, non concentrato su un unico esercizio. Con il rischio, oltretutto reale, che sia a volte, frutto di truffe, con fatture e consegne falsate.

La vostra azienda, che fa prodotti di ricorrenza, utilizza lavoratori con contratti stagionali. Cosa ne pensa della questione voucher?

In fase di revisione sono stati introdotti vincoli rigidi per renderne più oggettivo l’utilizzo. Penso che questo penalizzerà chi ne faceva uso in modo distorto ed è quindi giusto che paghi. Purtroppo, come al solito, anche chi utilizzava questo strumento correttamente, ne pagherà le conseguenze, con costi ingiustificati. Ci sono altri tipi di contratto che possono sopperire ai voucher, ma non sono sempre applicabili, quindi non solo si crea un problema di reperibilità di personale, ad esempio, per i lavori stagionali. Il rischio è che si torni al lavoro nero. Per verificarlo basterebbe confrontare anno su anno i contributi versati dalle aziende. La soluzione deve essere diversa, bisogna trovare un sistema più valido e, soprattutto, introdurre controlli più rigidi, con penalità più pesanti.

Il suo punto di vista sulla vicenda che sta interessando Il Sole 24 Ore.

Non mi sento di fornire un giudizio. Penso ci sia un problema generalizzato sulla carta stampata. Non so quanto e se Confindustria si sia servita della testata in maniera poco trasparente. Posso dire che mi dispiace. Si tratta di un giornale economico degno di rispetto internazionale.

Considera Confindustria come un’istituzione sorpassata, ma di fatto ne fa parte…

Vero, ma credo fortemente ci sia bisogno di una svolta. Attualmente il sistema di Confindustria è poco produttivo e redditizio. Occorre chiudere gli enti territoriali e mantenere solo quelli regionali. Adottando un approccio più critico, costruttivo e lungimirante, che sia da stimolo per il Governo, credo sia davvero possibile cambiare marcia.

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