Caprottino attacca Brunelli

2017-06-16T12:58:48+02:0016 Giugno 2017 - 12:23|Categorie: Mercato, Retail|Tag: , , , |

Milano – Un attacco a viso aperto contro il cofondatore di Esselunga e patron di Iper, Marco Brunelli. A sferrarlo è Caprottino, alias Giuseppe Caprotti, uno dei due figli di primo letto di Bernardo Caprotti, tramite il suo sito personale (www.giuseppecaprotti.it). Questo il titolo del piccato articolo datato 22 maggio: ‘La Gd nella morsa dei discount, degli specialisti e di Amazon’. E in bella vista c’è, guarda caso, la foto di un cartello de Il Centro di Arese, in provincia di Milano. Dove l’Iper, sempre non a caso, recita la parte del leone.

Il cuore dell’attacco riguarda il non food, che Caprotti definisce sprezzantemente ‘out’, dato che i distributori nostrani sono appunto ‘nella morsa’ degli specialisti: Amazon e i discount. È sul non food, scrive Giuseppe Caprotti, che “le grandi superfici stanno soffrendo di più e dove esistono i maggiori spazi da riconvertire o da chiudere. Nei discount, da sempre, i prodotti non alimentari non hanno uno spazio ben definito all’interno dei negozi ma vengono usati come ‘arma promozionale’. Il non food da Aldi finisce su un volantino della catena ogni quindici giorni. Lidl pubblicizza queste promozioni anche in tv”. Al contrario, i distributori “tradizionali”, come li chiama Caprotti, su questo fronte sono in difficoltà e in ritardo.

E qui partono una serie di stoccate all’Iper situato nel centro commerciale di Arese. “Che ha addirittura creato”, si legge, “un corridoio di cibo discount, in mezzo al non food […] che mi ha ricordato i corridoi discount di Esselunga, agli inizi degli anni ’90, segnatamente nel superstore di Lecco”. Mentre “sono ben curati gli spazi specializzati di Iper all’esterno degli ipermercati [ottica, parafarmacia, pet food]”, lo stesso non avviene per il non food all’interno dell’ipermercato. Per tre motivi. Primo, “il non food è raggruppato in un’area autonoma, slegata dal cibo. Non è integrato, come in Esselunga, al food”. Secondo, “il non food di Iper è concorrenziato, nell’assortimento, dal suo stesso centro commerciale”. Nel Centro di Arese ci sarebbe una gran quantità di superfici specializzate “con le quali l’Iper di Marco Brunelli non può competere”. A supporto della sua tesi, il figlio di Bernardo Caprotti pubblica decine e decine di fotografie per documentare l’assortimento degli specialisti. Terzo, “le superfici specializzate competono con l’Iper di Marco Brunelli sull’assortimento ma anche sul prezzo”. E cita l’esempio dei prezzi “stracciati” della catena di abbigliamento Primark, situata all’esterno dell’Iper.

Finisce sotto accusa anche la presenza del non food “alla fine dell’ipermercato e non all’inizio, come negli iper ‘normali’, alla francese”. Tanto che all’entrata dell’Iper di Arese, “invece del ‘solito’ non food, si trova la frutta e la verdura”. Ora, su cosa sia “solito” e “normale” e se il modello francese sia quello da seguire, potrebbe aprirsi un lungo e acceso dibattito, aggiungiamo noi. Il post si chiude con un nota bene: “Con tutto il rispetto per le insegne citate e soprattutto per il dottor Marco Brunelli, che tra le altre cose è stato cofondatore di Esselunga, le risposte della distribuzione tradizionale ai discount non ci paiono dei segnali di forza…Tutt’altro”.

Un bel 3 a 0 palla al centro, della serie: “Caro Brunelli, non hai capito nulla e ti spiego io come fare”. Bella riconoscenza per un personaggio che ha fondato, insieme a Bernardo Caprotti e ai suoi due fratelli, la storica Supermarkets italiani nel 1957, successivamente diventata Esselunga. Che poi, sempre Brunelli, si sia scazzato, sempre con Bernardo, e abbia fondato prima Gs nel 1961 e poi Finiper nel 1976 è tutta un’altra storia. Ma Giuseppe, gli scazzi con il padre li conosce bene…

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