Coldiretti contro il Consorzio del parmigiano. Attacco al ‘cuore pulsante’

2014-02-28T11:51:12+02:0028 Febbraio 2014 - 11:51|Categorie: Formaggi|Tag: , , , |

“Caro produttore, ti scriviamo mossi dall’amore che sentiamo per il parmigiano reggiano e per il suo Consorzio di tutela, che assieme ad altri abbiamo contribuito a fondare”.

E’ questo l’incipit della lettera (clicca qui) che Coldiretti Emilia Romagna ha inviato il 20 febbraio ai “produttori di latte bovino”, che ha come oggetto: “Situazione del Consorzio del parmigiano reggiano. Comunicazioni”. E già da queste prime battute è chiarissimo l’intento dell’organizzazione agricola, sia rispetto alle altre realtà del mondo cooperativo, che ai vertici del Consorzio del parmigiano. La guerra è stata dichiarata e per combatterla Coldiretti ha deciso di non risparmiare nessuna arma, nemmeno quella dell’attacco diretto a uno dei prodotti più importanti dell’agroalimentare italiano. Prosegue infatti la missiva: “Sappiamo bene, come lo sai tu, che il parmigiano costituisce per il Paese, dal punto di vista agroalimentare, la stessa combinazione di valore, intensità, emozioni che su un altro piano richiama il marchio Ferrari. Il parmigiano è il cuore pulsante del nostro made in Italy alimentare”.
Una frase, quest’ultima, che probabilmente avrà fatto sobbalzare sulla sedia produttori e vertici consortili. Si tratta in questo modo un ‘cuore pulsante’? Lo si stritola tra le mani finché smette di battere, per banali lotte di quartiere e un po’ di visibilità mediatica? Ma prosegue ancora la lettera: “Le recenti vicende di cui (il parmigiano, ndr) è diventato oggetto rischiano di rendere opaca questa immagine e di minare, crediamo alla radice, la funzione di quel Consorzio che quella stessa immagine dovrebbe tutelare”.
Un lettore un po’ estraneo alle cronache di questi giorni, a questo punto, potrebbe immaginare terribili accadimenti, violazioni del Disciplinare, colpevole mancanza di controlli, marchiature non corrette. Ma meglio fermare l’immaginazione perché nulla di tutto questo si avvicina al vero. Le ‘recenti vicende’ sono riassumibili in poche parole. Il tema scatenante è il provvedimento di custodia cautelare per Riccardo Deserti, direttore del Consorzio, oggi sospeso. I fatti contestati a Deserti, però, non hanno alcun legame con le attività del Consorzio e si riferiscono al periodo in cui era funzionario al ministero per le Politiche agricole. A scanso di equivoci il Consorzio ha sospeso dalle sue funzioni il direttore.
Ma a Coldiretti non è bastato. Anzi, probabilmente irritati da una vicenda in apparenza poco sfruttabile, i ‘nostri’ hanno pensato bene di tornare su una polemica, vecchia di oltre un anno, legata questa volta al presidente Alai, forse non così vicino a Coldiretti come l’organizzazione vorrebbe. La vicenda, che i nostri lettori senz’altro ben conoscono, è quella della partecipazione della società Itaca, ai tempi presieduta dallo stesso Alai, nel capitale dell’ungherese Magyar Sajt Kft, che produce tra l’altro un formaggio a pasta dura da grattugia, cosiddetto ‘similare’. La quota sarebbe stata ragguardevole… pari infatti a ben 0,12% (nessun errore di battitura, c’è lo zero davanti, ndr).
Alai, in relazione a questa vicenda, si è dimesso dalla presidenza di Itaca nel gennaio del 2013. E a marzo, sempre nel 2013, Comitato esecutivo e Cda del Consorzio si sono anche espressi sulla questione, votando all’unanimità la “non incompatibilità” del presidente, dopo aver richiesto anche il parere di un ufficio legale. Tutto questo accadeva alla vigilia delle elezioni per il rinnovo delle cariche sociali, presidente compreso.
La vicenda era quindi ben nota a tutti quelli che solo un mese dopo, il 19 aprile 2013, hanno rieletto per la terza volta Alai alla presidenza del Consorzio. Alla luce dei fatti, quelli reali, appare così davvero incredibile l’iniziativa di Coldiretti, stigmatizzata anche da Confagricoltura Lombardia, che ha diffuso in merito un comunicato stampa, definendo “incomprensibile” l’atteggiamento dell’organizzazione agricola e l’invio della lettera agli allevatori.

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