Commissione Ue: bocciati 49 programmi italiani di promozione su 52

2017-10-26T13:59:30+01:0026 Ottobre 2017 - 11:29|Categorie: Mercato|Tag: , , , , |

Bruxelles (Belgio) – Solo tre programmi italiani su 52 hanno ottenuto un co-finanziamento comunitario di tre milioni di euro complessivi. Un bilancio assai negativo per le imprese dello Stivale che ambivano a ritagliarsi una fetta consistente dei fondi europei 2018/20, finalizzati alla promozione e all’informazione sul mercato interno e sui Paesi terzi, come riporta un articolo de Il Sole 24 Ore. Francia e Spagna, dal canto loro, si sono assicurati circa la metà dei 115 milioni di euro in palio. Ma anche Paesi con tradizioni culinarie meno riconosciute delle nostre, come Lituania e Grecia, si sono aggiudicati finanziamenti per rispettivamente 4 e 7,5 milioni di euro. Un risultato aspramente criticato da Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare, che ora chiede alla Commissione di motivare la propria decisione e che non risparmia le critiche verso i nostri rappresentanti a Bruxelles: “Aver attribuito all’Italia un decimo dell’importo dato alla Francia e circa un ottavo alla Spagna fa capire quanto la esasperante burocrazia di Bruxelles venga utilizzata per dare vantaggi solo ai Paesi che mettono propri uomini nei posti più rilevanti delle istituzioni comunitarie e non a Paesi come l’Italia che scelgono invece spesso commissari irriconoscenti verso il proprio Paese e che sembrano vergognarsi persino di essere italiani”. In dettaglio, i tre beneficiari italiani sono il Distretto agroalimentare di qualità della Valtellina (un investimento di 1,24 milioni e un co-finanziamento di 871mila euro); il Consorzio di tutela del formaggio Piave Dop (un investimento di 1,37 milioni e un co-finanziamento di poco più di 900mila euro); infine il programma su promozione e informazione denominato Mocazc, proposto da Mortadella Bio (un investimento di 1,5 milioni e un finanziamento di 1,2 milioni). Una magra consolazione per il Bel Paese. Segno evidente che qualcosa non ha funzionato. “Forse le imprese tricolori, pur facendo parte del Paese con il maggior numero di denominazioni, hanno presentato progetti inadeguati?”, domanda il quotidiano al presidente di Federalimentare. “Mi sentirei di escluderlo”, risponde Scordamaglia. “Tuttavia sarebbe opportuno che l’Italia presentasse soltanto progetti realmente condivisi nell’intera filiera”.

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