Confesercenti: 571mila imprese straniere in Italia (+25,8% dal 2011). Commercio, edilizia e food al top.

2017-06-12T12:27:49+01:0012 Giugno 2017 - 12:27|Categorie: Mercato, Retail|Tag: |

Roma – Sono 571mila le imprese straniere che operano in Italia, il 25,8% in più rispetto al 2011. Commercio ambulante, food, pulizie e minimarket le attività più gettonate. E’ il risultato dell’indagine di Confesercenti ‘Gli stranieri e le attività economiche’, elaborata a partire da dati camerali del ministero dello Sviluppo economico e di Istat, con un focus sulle grandi città. La performance dell’imprenditoria straniera sarebbe quindi nettamente migliore rispetto a quella italiana, che negli ultimi sei anni è calata del 2,7%. I settori con una quota maggiore di imprenditori di nazionalità non italiana sono il commercio all’ingrosso e al dettaglio – con un totale di 206.767 imprese straniere – seguito dall’edilizia (130.567 imprese) e da alloggio e ristorazione (43.683). Tra le attività specifiche, il commercio su area pubblica è al primo posto: gli ambulanti nati fuori dall’Italia sono circa 107.300, il 53,5% del totale. E nei centri urbani la quota è ancora maggiore: nella città di Milano si arriva addirittura all’82,0% e a Palermo all’80,6%. Grandi numeri di imprese straniere anche nella ristorazione e nel servizio bar – dove sono quasi 30mila – e nel food take away, che vede attive circa 9.300 imprese non italiane tra kebab e altri servizi d’asporto, poco di meno delle 9.700 attività di pulizia straniere attive in Italia. “Rimane però il dubbio che molte di queste attività pratichino forme di concorrenza sleale”, spiega Mauro Bussoni, segretario generale Confesercenti. “Un dubbio corroborato non solo dalle segnalazioni delle altre imprese, che ci arrivano in continuazione, ma anche dai dati fiscali. Nel commercio ambulante, ad esempio, risultano conosciute al fisco solo 60mila delle oltre 193mila imprese iscritte ai registri camerali. Qualche perplessità solleva anche l’elevato livello di turnover, ovvero il rapporto tra aperture e chiusure, che caratterizza le imprese straniere. Mediamente è il 24%, il doppio di quello delle attività italiane”

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