Contratto industria alimentare (3)/La reazione di Assocarni

2020-08-05T09:54:39+02:003 Agosto 2020 - 10:25|Categorie: Mercato|Tag: , |

Roma – “L’accordo siglato nella notte non può essere riconosciuto come Ccnl industria alimentare se ben 11 associazioni industriali su 14 non sono riuscite a convergere non solo sulle richieste salariali, ma anche su alcuni passaggi normativi ritenuti essenziali”. È quanto dichiara François Tomei (in foto), direttore Assocarni, dopo l’interruzione della trattativa. “Nonostante gli sforzi messi in campo, bisogna prendere atto delle enormi differenze tra i vari comparti produttivi, sia sul piano delle esigenze organizzative che su quello salariale. È evidente che a partire da questo momento sarà ormai difficile parlare più di un contratto alimentare unico ma di contratti settoriali differenti per merceologia. Scontata tale evoluzione, considerando anche l’enorme differenza del costo del venduto della materia prima e dell’incidenza della manodopera tra un cioccolatino confezionato automaticamente e un filetto o un prodotto Dop o Igp”. “Il primo impegno delle nostre aziende è salvaguardare i livelli occupazionali e lavorare per un rinnovo del contratto che tenga conto dell’intero scenario e delle specificità del settore carni, che a differenza di altri settori agroalimentari, è caratterizzato da un’alta incidenza della manodopera impiegata in Italia a fronte di una bassa marginalità”, prosegue Tomei. “Proprio a tutela di tutti i nostri lavoratori non possiamo accettare condizioni che rischierebbero di pregiudicare la sostenibilità dell’intero comparto”. 

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