Crisi liquidità: il preconcordato mette a rischio i fornitori

2020-06-04T15:15:35+01:004 Giugno 2020 - 12:33|Categorie: Mercato|Tag: , , |

Milano – L’insufficiente liquidità che ha caratterizzato la situazione delle imprese in questi mesi ha creato danni su tutta la filiera produttiva. L’anello più colpito è stato quello dei fornitori, che hanno subito mancati pagamenti e insoluti. Nel migliore dei casi, cercano una negoziazione al fine di garantire la continuità dell’attività con pagamenti veloci o alla consegna a fronte di piani di rientro delle fatture scoperte. Può anche succedere però che le negoziazioni non vadano a buon fine. In questo caso, al fornitore non resta che ricorrere per decreto ingiuntivo, chiederne la provvisoria esecutività e depositare istanza di fallimento. Per evitare comportamenti scorretti, il Governo è già intervenuto con il decreto Liquidità. Al quale sono state apportate ulteriori novità. Tra queste, l’introduzione nell’art. 9 di un comma 5bis che estende la possibilità alle imprese di depositare una domanda di concessione di termini, il cosiddetto ‘concordato in bianco’ (o preconcordato). Ciò significa che il debitore che deposita la domanda ‘in bianco’ potrà rinunciare alla procedura concordataria. Dal 1° luglio, quindi, ci sarà un inasprimento delle istanze volte a ottenere il pagamento dello scaduto da parte dei fornitori. Ma, mentre le banche devono attendere il 30 settembre per la scadenza della moratoria, il legislatore ha deciso per quanto riguarda i soggetti diversi dalle banche di optare per una temporanea improcedibilità delle istanze di fallimento. I fornitori potrebbero essere indotti a prefigurarsi lo scenario peggiore e, a fronte del rischio di stralcio dei propri crediti, a cessare cautelativamente le forniture a credito, passando a condizioni di pagamento per cassa alla consegna.

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