La lettera aperta di Fausto Ligas, presidente del Consorzio agrario di Siena, estromesso da Coldiretti dopo 41 anni

2016-12-16T12:00:23+02:0016 Dicembre 2016 - 11:55|Categorie: Mercato|Tag: , , , , |

Siena – Pubblichiamo, di seguito e integralmente, la lettera aperta che Fausto Ligas, presidente del Consorzio agrario di Siena ed ex presidente di Coldiretti Siena, estromesso dall’organizzazione agricola per dissidi con i vertici, in particolare il segretario generale, Vincenzo Gesmundo, ha scritto a Danilo Tamisari, anch’egli espulso da Coldiretti, il 14 novembre 2016.

 

Danilo, “ecchecredevi”? Che in Coldiretti comandavano gli Agricoltori? Che ci fosse democrazia? Ma dove vivi? Le nostre storie mi sembrano sono simili: anche per me 41 anni di impegno, in quello che ritenevo il Sindacato degli Agricoltori, finiti con un calcio nel fondoschiena unicamente perché ho osato fare quello che gli Agricoltori, la Giunta della Coldiretti di Siena, all’unanimità mi avevano chiesto di fare. Per mano di altri Agricoltori, precettati e compiacenti, la Giunta Regionale Toscana e quella Nazionale, sempre all’unanimità, mi hanno espulso, commissariandoci (per inciso: sto sempre attendendo risposta sulle modalità adottate). Sì, caro Danilo, perché “l’unanimità” è il marchio di fabbrica di Palazzo Rospigliosi. Chi non è d’accordo se ne deve andare: se non alzi la manina, se non te ne stai allineato e coperto, lì non ci duri. Con chi devi essere d’accordo? Ma col Capo Supremo, quel Vincenzo Gesmundo che da sempre comanda a bacchetta i Presidenti e la Giunta Nazionale, bruciandoli a suo piacere, e che, nonostante i diversi milioni di euro di stipendio annuo, gli Agricoltori sembrano entusiasti di continuare a pagare. Ma cosa sono “pochi” milioni di euro per uno che ti porta Renzi in persona ad annunciare l’abolizione di IMU e TASI all’EXPO di Milano, in un tripudio di bandiere gialle festanti? … a proposito, che fine ha fatto l’Albero della Vita, dove hanno buttato parecchi milioni di euro? E non ha – sempre Renzi – tagliato l’IRPEF tra gli applausi dei 10.000 convenuti al Mandela Forum a Firenze per il SÌ al Referendum? … ma non era la “Giornata dell’olio”?

Che c’incastrava il Referendum? Che diritto aveva Gesmundo di “impegnarsi”, a nome nostro, a votare sì? I fischi della platea di Firenze prima e le urne dopo, hanno risposto a Gesmundo che però, a differenza di Renzi, non si dimette!!! Lui, responsabilità non ne ha, mai … e nessuno gliene chiede mai conto. E il ministro Martina? Non è stato anche lui precettato ed arruolato dallo Stato Maggiore di Coldiretti, esibendone la “divisa d’ordinanza”? Strano, non ti pare? Hai mai visto, che so, un Ministro del Lavoro indossare i “colori sociali” della CISL o della CIGL? Come mai, di solito, i Ministri dell’Agricoltura indossano la “giubba gialla” con tanta euforia? Niente da dire però sul risultato finale: abolizione completa e definitiva di tutte le tasse per gli Agricoltori (speriamo solo che l’Agenzia delle Entrate non abbia qualcosa da ridire, non si sa mai). Però, mi chiedo: ma come?

L’Agricoltura, l’icona amichevole di Coldiretti, come la chiami tu, viene sbandierata come l’isola felice dell’intero sistema economico italiano, dove i giovani fanno a gara per entrare, dove si guadagna profumatamente coltivando, tra uccellini e fiori, eccellenze che tutto il mondo ci invidia e compra, e non deve pagare le tasse? Le tasse non vanno forse pagate? Io direi che le tasse devono essere pagate da chi guadagna ma noi Agricoltori, invece del reddito … c’abbiamo le pezze al culo. Per questo ci han tagliato le tasse, per darci un contentino, c’han fatto un po’ di beneficenza elettorale, a noi, poveri “zappaterra”, quelli che devono tenere tutto in ordine, altrimenti, alla prima pioggia, viene giù tutto, a noi “pettinatori” dei campi di grano, sennò le foto i turisti non le fanno. Ma gli Agricoltori italiani servono a questo?

Non c’hanno detto che I prodotti italiani erano i migliori del mondo? Roba buona ne facciamo, è vero, ma purtroppo in Italia, nei 6 milioni di ettari di seminativi, non si possono coltivare solo le D.O.P. ma si è costretti a fare soprattutto cereali: vili “commodity”, altro che eccellenze. Si dà il caso però che, in giro per il mondo, di ettari di seminativi, ce ne siano quasi 1 miliardo e mezzo e noi, visti i numeri, contiamo niente; così, il prezzo del grano ce lo fanno gli altri, non c’è verso, altro che pasta Made in Italy, un’altra balla colossale che ci hanno raccontato (chiedere per conferma a Ghigi, un pastificio fallito e resuscitato dai Vertici di Coldiretti, dissanguando i Consorzi Agrari, per realizzare la grande idea industriale che avrebbe dovuto salvare la cerealicoltura italiana). Ma qual’è la soluzione che, da anni, Gesmundo propone per difendere il prodotto nostrano? Semplice: andare “all’attacco” delle navi ormeggiate nel porto di Bari con i barchini e chiudere la frontiera al Brennero quando si sa benissimo che le navi a Bari continuano regolarmente a scaricare grano estero e al Brennero, la frontiera … l’hanno fatta gli Austriaci, per impedire ai migranti di entrare dall’Italia.

Ma a chi le raccontano queste frottole? Chiudere le frontiere? Nel 2016? Sveglia!!! I prezzi li fa il mercato, non le chiacchiere! L’autarchia è roba vecchia di quasi un secolo e il protezionismo va poco d’accordo col libero mercato. Noi vogliamo guadagnare e le tasse, se guadagniamo, le vogliamo pagare I mercati vanno affrontati a testa alta, da imprenditori, approfittando dell’export che ha fatto e sta facendo la fortuna dei nostri prodotti agroalimentari. Però, è chiaro e lampante che siamo in condizioni svantaggiate nei confronti delle enormi aziende agricole nord e sudamericane, russe e ucraine e quindi, se vogliono che noi continuiamo a coltivare la terra, PRETENDIAMO CHE IL CONTRIBUTO CHE QUOTIDIANAMENTE DIAMO all’ economia complessiva del nostro Paese, anche in termini di presidio del territorio e di salvaguardia delle bellezze paesaggistiche, CI VENGA PAGATO! Proprio così, caro Danilo. Non sono la Regione, lo Stato o l’Europa a darci i contributi: siamo noi che, col nostro lavoro impediamo che l’Italia precipiti nel degrado, con le campagne inselvatichite ed il territorio senza controllo.

Quanto costerebbe agli Italiani rimediare ai danni che deriverebbero dal nostro abbandono? Tu mi dirai:”Proprio per questo ci sono i contributi, c’è la PAC.” Finalmente ci siamo arrivati. È proprio questo il punto! Quanto ci rimane di quei contributi, dopo che la macchina famelica delle Organizzazioni di Categoria li ha saccheggiati? Semplificazione? Anneghiamo nelle “carte” e ci promettono di semplificare. Da quanti anni lo fanno? Si sono inventati anche un Ministero apposito. Ma come potrà, chi vive di burocrazia, combattere la burocrazia? È come dare la presidenza dell’AVIS a Dracula!

Proprio così, Danilo: Governo, MIPAAF e Comunità Europea stanziano risorse e le Organizzazioni di Categoria se le godono. E tutti zitti: televisioni, giornali e politici! Hai mai sentito l’informazione pubblica parlar male dei Vertici di Coldiretti? Ha mai sentito … “nominare il nome della Coldiretti invano”? Neanche fosse uno dei Dieci Comandamenti. Cos’è? Un tabù? Solo Salvini e Gasparri, in piena “trance” agonistica, la notte del Referendum hanno osato farlo annoverando i vertici di Coldiretti tra “gli amichetti di Renzi” e citando “il servilismo di certe organizzazioni del mondo agricolo“. Speriamo si muova qualcosa, ma ci credo poco: c’è troppa paura. Tu inciti alla ribellione i Soci di Coldiretti. Ribellarsi contro chi? Contro un’organizzazione così forte che tutti gli anni a Roma, a Cernobbio e in varie altre sedi d’Italia, riesce ad allestire giornate dove il Governo e i politici fanno a gara per esserci e dove non mancano fior di Magistrati e autorità militari, e spesso anche religiose, di grande spessore? Un’organizzazione che riesce ad offrire presidenze ed incarichi a nomi importanti del mondo della Magistratura e della Pubblica Amministrazione (vedasi Osservatorio per le Agromafie, UE COOP e CREDITAGRI e altro ancora) e che ricicla senza troppi pudori Federico Vecchioni il quale, dopo averci dato dei “venditori ambulanti” in veste di presidente di Confagricoltura, è entrato trionfante in Coldiretti e, col miraggio dell’eredità Federconsorzi, ha ingabbiato i Consorzi Agrari in CAI portandoli di peso in una grande avventura imprenditoriale, facendo loro scucire 8,5 milioni di euro (ma li avevano o qualcuno glieli ha prestati?) per comprarsi lo “zerovirgola” di “Bonifiche Ferraresi”, azienda agricola di 5.400 ettari di proprietà di Bankitalia.

Una grande avventura condivisa col “salotto buono” dell’alta finanza italiana: con Guzzetti e con la Fondazione delle Casse di Risparmio , con De Benedetti, con Gavio, con Dompè, con Cremonini, con Farchioni, un po’ di banche e qualche altro imprenditore meno noto. Francamente, mi sembrano un po’ troppo grossi per le mie deboli forze. Insomma, Danilo: ma gliene fregherà qualcosa del tuo Condifesa di Bologna e Ferrara a Gesmundo che, tra l’altro, sedeva nel Cda di quel CNEL che voleva abolire col Referendum? A loro, ai Vertici, interessa solo occupare o negoziare tutti gli spazi possibili, usandoci come pedine telecomandate, per avere la gestione totale del sistema e il controllo degli Agricoltori, da esibire nella spettacolarizzazione delle manifestazioni di massa dove pochi veri imprenditori agricoli vengono mescolati a dipendenti e pensionati in gita premio, tutti rigorosamente in Giallo, il colore che noi abbiamo amato e rispettato e loro hanno tradito. Il mondo agricolo viene usato come una “clava” minacciosa da sbattere sul tavolo dell’assegnazione di fondi e contributi con cui, invece di sostenere le nostre aziende agricole, foraggiano una macchina burocratica elefantiaca e costosissima che consuma tutto il “carburante” per autoalimentarsi. Hai idea, Danilo, di quanto costi il solo mantenimento di Palazzo Rospigliosi e di chi ci abita? Ma una sede in Piazza del Quirinale a Roma, a due passi da via Venti Settembre – dove sta il MIPAAF – e dagli altri palazzi del Potere, quello vero, fa senz’altro comodo a qualcuno e mette un po’ di soggezione a giornalisti e politici che non si azzardano certo a denunciare il livello di complicazione della burocrazia che viene tenuto alto per continuare ad essere indispensabili e divorarsi i milioni e milioni di euro del tesseramento e dell’attività di patronato. Rimbecillendo gli Italiani in un profluvio di dati statistici, mai appurati, che Roberto Weber e la sua IXE’ quotidianamente sfornano: eccola di nuovo la tua “icona amichevole”, caro Danilo. Ma del milione e mezzo abbondante di iscritti millantati, quanti saranno i veri agricoltori rimasti? A loro, ai Vertici, che gliene importa di me e di te? A loro importa solo usare la nostra faccia pulita per poi rispedirci al podere, prima che impariamo troppo e cominciamo a dar fastidio. Rilassati Danilo … e tornatene a zappare i tuoi campi mentre io continuo a badare alle mie pecore: terra e bestie almeno non ci prenderanno in giro, come questi, da troppi anni, continuano a fare. Finché Gesmundo resterà seduto su quel seggiolone per noi non ci sarà speranza, la “linea politica” sarà questa. E ricordati: l’Uomo è furbo – lui “le volpi le porta al collo” – e, siccome ha saldamente in mano la rielezione di tutti i presidenti nel 2018, metterà solo gente disposta a sostenerlo nuovamente per altri anni ancora, perpetuandosi … all’infinito. È inutile , Danilo. Il pallino è in mano ai Presidenti: solo se qualcuno di questi, uno con la schiena dritta, avrà il coraggio di attaccarlo a casa sua, nella Sala delle Colonne di Palazzo Rospigliosi, potremo riparlarne. Io ci stavo provando.

Buon Natale e Felice 2017

Fausto Ligas

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