L’allarme di Confagricoltura sul comparto suinicolo

2020-11-24T12:27:15+01:0024 Novembre 2020 - 12:27|Categorie: Carni, Salumi|Tag: , , |

Roma – Dopo la pesante crisi a causa del lockdown in primavera, si affaccia una nuova congiuntura negativa, questa volta però a livello europeo e quindi molto complessa da affrontare per le aziende del settore suinicolo. A lanciare l’allarme è Confagricoltura. Sul fronte internazionale, la peste suina africana, riscontrata a settembre in Germania su cinghiali selvatici, ha bloccato le esportazioni tedesche verso Cina, Giappone e Corea del Sud, ovvero i principali sbocchi commerciali. Sono rimaste quindi sul territorio europeo circa 60mila tonnellate di carne ogni mese, pari al 50% della produzione mensile italiana. E proprio il nostro Paese, che ha un tasso di autosufficienza limitato al 63%, risulta essere uno dei mercati più appetibili: le quotazioni nazionali ne hanno già risentito, perdendo in poche settimane circa il 20% del valore. Non solo, la scorsa settimana la Cina ha sospeso gli acquisti nei due più grandi macelli della Danimarca, causa Covid e, a dicembre, con lo scadere dei contratti, si teme che sospenda buona parte dei ritiri di carne da tutta Europa fino al Capodanno cinese, il 12 febbraio prossimo. “Andiamo incontro a un periodo di forte incertezza e surplus produttivi”, si legge in una nota, “che hanno già colpito la Spagna, secondo produttore europeo di suini dopo la Germania. L’Europa si era preparata ad esportare grosse quantità di carne in Cina e oggi, invece, rischiamo il collasso”. A tutto ciò si aggiunge l’aumento dei costi delle materie prime per l’alimentazione degli animali, che mette in ginocchio le imprese del comparto. La confederazione chiede “di mettere in campo tutte le iniziative possibili per arginare una crisi che potrebbe travolgere il settore indicando interventi sui prezzi dei suini, sullo stoccaggio pubblico o sull’acquisto delle produzioni da destinare agli indigenti”.

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