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In liquidazione la catena tedesca Schlecker. Chiusura a breve per gli ultimi 2.800 pv

2023-04-07T11:39:03+01:005 Giugno 2012 - 09:06|Categorie: Retail|Tag: , , |

Ehingen (Germania) – Liquidazione per Schlecker, la più grande catena di drugstore della Germania. A breve, quindi, breve le vendite. Lo ha reso noto sabato 2 giugno il curatore fallimentare dell’azienda, Arndt Geiwitz, che ha comunicato di non aver trovato alcun nuovo compratore o investitore disposto a salvare la società secondo i parametri fissati da Geiwitz. Dunque in Germania chiuderanno gli ultimi 2.800 punti vendita Schlecker ancora in attività e i 13.200 lavoratori ancora impiegati perderanno il lavoro. Il sindacato Ver.Di ha duramente criticato questa decisione, che tuttavia non dovrebbe interessare le consociate IhrPlatz e Schlecker XL, che continueranno la propria attività. Da quando, il 23 gennaio scorso, Schlecker aveva dichiarato lo stato di insolvenza per mancanza di liquidità, erano stati approvati numerosi tagli per salvare l’azienda, tra cui il licenziamento di circa 16.500 lavoratori e la chiusura di circa 4.500 punti vendita. Nonostante questo, Schlecker non ce l’ha fatta: nessuno degli imprenditori e delle cordate che hanno provato a rilevarla hanno voluto offrire più di 150 milioni di euro, una cifra troppo bassa in virtù dei debiti della società che, secondo alcune stime, sfiorerebbero il miliardo di euro. Prima della crisi, in Germania i dipendenti di Schlecker erano circa 30mila, mentre erano 17mila quelli negli altri tremila negozi Schlecker nel resto d’Europa, tra cui Germania, Austria, Repubblica Ceca, Lussemburgo, Ungheria, Polonia, Francia, Spagna e Italia. Solo nel 2010 Schlecker ha visto scendere le entrate di 650 milioni di euro rispetto all’anno precedente. La crisi di Schlecker si deve alle difficoltà dell’azienda di reggere il confronto con la concorrenza di nuovi negozi, soprattutto in termini di prezzi. Nei mesi scorsi si era parlato molto in Germania della possibilità di salvare la catena con un intervento specifico del governo tedesco, che però ha negato il suo contributo soprattutto per l’opposizione del partito dei liberali (Fdp), al governo con la Ccu (cristianodemocratici) della cancelliera Angela Merkel. Anche un tentativo di salvataggio mediante il gruppo bancario KfW (Kreditanstalt für Wiederaufbau), l’istituto di finanziamento pubblico tedesco controllato dallo Stato, non è andato a buon fine. (NC)

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