Peste suina in Sardegna. Il responsabile del Centro di referenza nazionale: “La situazione è preoccupante”

2012-08-22T17:02:00+02:0022 Agosto 2012 - 10:59|Categorie: Salumi|Tag: , , , |

Perugia – Gian Mario De Mia, responsabile del Centro di referenza nazionale delle pesti suine, definisce preoccupante la diffusione della malattia in Sardegna: “Dalla metà del 2011 i focolai sono stati numerosi”. Sotto accusa sono gli allevamenti suinicoli “amatoriali” tipici dell’Isola: “L’80% circa della suinicoltura sarda è di stampo familiare o praticata da micro aziende. Che spesso palesano un livello di biosicurezza non adeguato e quindi contribuiscono alla diffusione della patologia”. Un problema difficile da risolvere anche perché l’allevamento familiare di suini è una pratica antica e tradizionale in Sardegna: “L’allevamento allo stato brado nei pascoli comunali, terreni cioè messi a disposizione dai comuni per la pastorizia, è una pratica antica e consolidata. Qui gli animali possono venire a contatto con i cinghiali, anch’essi portatori della malattia. L’allevamento allo stato brado è consentito solo all’interno di terreni delimitati da una doppia recinzione. Si tratta quindi di pratiche illegali, che rendono arduo il lavoro dei veterinari nel cercare di contrastare la diffusione della peste suina”. La regione e il ministero della Salute hanno già avviato alcune iniziative: “La Regione Sardegna ha promosso un piano generale molto articolato per contrastare l’emergenza e il ministero della Salute ha incaricato il nostro Centro di monitorare la situazione. La soluzione del problema non può, comunque, essere immediata, ma purtroppo richiede tempo”. Per quanto riguarda i casi di dolo nella diffusione del contagio, con cinghiali contaminati gettati nei recinti degli allevamenti sani, De Mia sostiene che si trattano solo di voci: “Non abbiamo riscontrato nessuna evidenza di azioni di questo tipo”. (PF)

Torna in cima