Conad/Pugliese vs Unilever: “Ridurre le dimensioni delle confezioni per far fronte alla crisi è una solenne idiozia”

2012-10-30T16:29:05+02:0024 Settembre 2012 - 08:38|Categorie: Retail|Tag: , , , |

 

Bologna – Con una nota stampa diffusa venerdì 21 settembre, Francesco Pugliese, direttore generale di Conad, interviene in merito alla decisione di Unilever di ridurre le dimensioni delle  confezioni dei suoi prodotti. Come di consuetudine, quello di Pugliese, è un intervento secco e diretto: “Se in tempi di crisi il consumatore stringe la cinghia, le aziende possono stringere le confezioni, ha pensato Unilever annunciandolo con enfasi sui media. Ripreso il vecchio concetto di predosato, di quantità ideale che risponde alle più ferree logiche del risparmio, il colosso anglo-olandese arriva alla scoperta della monodose e alla prospettiva più ampia di un “mondo monodosato” […]. Geniale antidoto alla crisi? No, una solenne idiozia”. E le ragioni di questa posizione sono chiare: “Sul piano del processo industriale produrre le monoporzioni costa unitariamente di più. Sul piano della sostenibilità ambientale la quantità di packaging destinata a diventare rifiuto è proporzionalmente maggiore delle normali confezioni. In termini di prezzo praticato al consumatore, il costo euro/chilo del prodotto è inevitabilmente più alto. Si crea solo un’illusione di risparmio attraverso una dilazione della spesa”. Pugliese non esita neppure a sottolineare come il fatto che Unilever sostenga che “questa strategia ha già funzionato in paesi come l’India” sia errata: “Assimilando l’Italia a mercati completamente diversi come livello di evoluzione e caratteristiche, in una logica tipicamente da multinazionale di “one size fits all”. Al contrario, noi pensiamo che bisognerebbe dare risposte diversificate ad esigenze diversificate, coniugando efficienza produttiva e logistica con la sostenibilità economica di un costo/porzione più basso, ed ambientale di un impatto inferiore del packaging e dei rifiuti. La porzione unica è come il pensiero unico: non prefigura una soluzione imprevedibile, ma un fallimento largamente previsto”.

Torna in cima