Massa Lombarda (Ra) – Sara Silvestrini, 42 anni, è stata licenziata nel 2015 “per giusta causa” da Lidl, dove lavorava come magazziniere. La donna ha una compagna e pensa che il percorso che ha portato al suo licenziamento è dovuto in realtà al mobbing e al comportamento omofobo messo in atto dal caporeparto. Comincia così una lunga battaglia legale. Il trattamento riservato a Sara, che si è pure ammalata di stress da lavoro, prevede infatti turni di notte (non previsti dal contratto), rimproveri plateali e ingiustificati, continue battute a sfondo sessuale, chiamate a qualsiasi ora. Le accuse principali riguardano il caporeparto: dagli atti risulta che in una settimana la donna ha lavorato 38 ore ordinarie più 39 extra. E le pressioni arrivavano anche fuori turno. Il giudice ha stabilito una condanna a tre mesi per il capo reparto, Emanuel Dante, e 500 euro di multa per i dirigenti Lidl Pietro Rocchi, Emiliano Brunetti e Claudio Amatori. Lidl Italia, in solido, viene riconosciuta come responsabile civile. Alla lavoratrice andranno inoltre 30mila euro di provvisionale, mentre i danni per la compagna Federica sono ancora da stabilire.
Omofobia: dipendente licenziata vince causa contro Lidl
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