Di Giulio Rubinelli
La fotografia ritrae una parte del banco di un panettiere in Prenzlauerberg a Berlino. Il cartellino, piccolo, passa quasi inosservato, dice: ‘Pane del giorno prima (quotidiano) a un euro’. Il pane è confezionato, sarà quasi da 1 kg. È la vendita un prodotto non fragrante, non fresco, certamente. Ma è anche la vendita per non buttare via il pane che ha sempre un significato che trascende il significato merceologico.
Dice la Treccani “Poiché il pane è un alimento fondamentale, il termine ha assunto anche il significato più esteso di mezzo di sostentamento, di risorsa materiale indispensabile per vivere (guadagnarsi il pane col sudore della fronte; lavora giorno e notte per non fare mancare il pane alla sua famiglia)”.
Parole, espressioni e modi di dire:
- buono come il pane
- dire pane al pane e vino al vino
- essere, trovare pane per i propri denti
- levare, levarsi il pane di bocca.
E chi più ne ha più ne metta.
Francamente non l’ho mai visto in altri negozi o supermercati. Forse a Napoli qualche panettiere ha “il pane sospeso”, dopo il caffè. Chi lo sa…
Non buttarlo ha un significato anche di sostenibilità, di rispetto per chi lo vuole compare e probabilmente ha una sua clientela, come le croste di formaggio grana. Il cartellino sembra quasi una rievocazione, una poesia in mezzo a prodotti ad alta rotazione, qui la vendita si ferma, diventa slow e ha un altro valore, non necessariamente una perdita, ma un aiuto sociale, un modo di dire: da noi si può. L’heritage si costruisce anche con questi piccoli frangenti.
Oltretutto va benone nel minestrone, in Toscana lo si compra fresco per farlo diventare secco, quasi un paradosso.
Perché nelle panetterie della Gdo non lo si vende? Sarebbe un bel complemento, non credete?