Roma – La campagna di raccolta del mais 2025-26 si preannuncia complessa, segnata da clima estremo e instabilità geopolitica. A lanciare l’allarme è Ailma, l’Associazione italiana lavorazione mais alimentare. Piogge torrenziali hanno ritardato le semine e le alte temperature successive hanno compromesso la qualità, favorendo l’insorgere di patogeni. “Per garantire un prodotto sicuro le aziende devono scartare grandi quantità di mais fuori norma, riducendo ulteriormente la materia prima”, spiega il presidente Massimiliano Carraro, che stima rese in calo di almeno il 25%.
La produzione media nazionale per uso alimentare è di circa un milione di tonnellate ma, come fanno sapere, quest’anno non supererà le 600mila. Una riduzione che pesa sull’industria di trasformazione, dove il mais è ingrediente base di farine, snack, prodotti da forno, cereali, birra, pasta, bevande vegetali e alternative alla carne, inclusi i prodotti senza glutine.
Alla crisi interna si somma il rallentamento dell’offerta estera: nell’Est Europa rese e qualità sono compromesse da eventi meteo estremi e in cinque anni la produzione Ue è scesa del 5%. La guerra in Ucraina continua inoltre a pesare sugli approvvigionamenti, aggravando le difficoltà di un comparto già sotto pressione.