Roma – Passa da oltre 1 miliardo di euro a ‘soli’ 150 milioni di euro (-85%) il gettito della nuova versione della plastic tax, l’imposta che colpisce i produttori di materie plastiche monouso. Dopo il dimezzamento del contributo da 1 euro a 50 centesimi al chilo e lo slittamento dell’entrata in vigore, dal 1° aprile al 1° luglio 2020, si vanno delineando nuovi interessanti aspetti di questa dibattuta tassa. Riporta oggi Il Sole 24 Ore che, oltre a bioplastiche e materiali riciclati (anche solo in parte), verrebbero esentati dal pagare anche i produttori di manufatti contenenti meno del 40%, in peso, di materiale plastico. Esclusi, quindi, i contenitori in cartone con strati di alluminio e plastica. Vedi il tetrapak e, in generale, tutti i multimateriale con il solo strato barriera in plastica. Una notizia sicuramente positiva per molte aziende, ma restano, o anzi aumentano, i dubbi su quella che è stata definita dal Governo una ‘tassa etica’. I multimateriale, proprio per il fatto di essere composti da diversi materiali che andrebbero smaltiti in modi differenti, risultano i più complicati da avviare al riciclo e spesso causano l’inquinamento di altre filiere, anche a causa della confusione che la loro particolare composizione causa nell’utente finale. Basti pensare che, in Italia, la raccolta del tetrapak varia da comune a comune.
Tetrapak (e simili) fuori dalla plastic tax
federica2019-12-10T11:21:18+02:0010 Dicembre 2019 - 11:21|Categorie: Tecnologie|Tag: Plastic tax, Tetrapak|
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