Roma – Fabio Vitale, amministratore delegato di Agea (l’agenzia che si occupa dell’erogazione dei fondi pubblici al settore agricolo), ha rivolto una lettera aperta ai Centri di assistenza agricola, al fine di promuovere un patto unitario con gli intermediari degli agricoltori.
“Il 16 ottobre pagheremo sia il primo che il secondo pilastro degli interventi Sigc della Pac, alla stregua di quanto fatto per la Campagna 2023, primo anno della introduzione della nuova Pac 23/27 che ha portato un nuovo modello gestionale. Agea non ha bisogno di mantenere il consenso, ma solo di pagare gli agricoltori, con i quali, purtroppo, al momento non può dialogare direttamente. Sono infatti i Centri di assistenza agricola ad essere responsabili dei comportamenti che rientrano nell’ambito dell’esercizio della funzione di delega per la quale operano. Come previsto dalla delega che Agea ha rilasciato e secondo la quale sono responsabili dell’azione amministrativa legata alla presentazione della domanda e alla gestione del fascicolo aziendale: è statuita da norme Unionali”, esordisce Vitale.
“Stiamo cambiando questo stato di cose. L’intermediazione non può essere fine a sé stessa. Noi abbiamo un fine istituzionale, i Caa hanno un fine rappresentativo, finalizzato al consenso della delega. Qualcuno dei Caa recentemente ha stigmatizzato come polemica una dichiarazione di Agea che ha voluto evidenziare come i singoli Centri di assistenza agricola dei vari territori e delle diverse associazioni, sistematicamente escano con dichiarazioni allarmistiche su presunte responsabilità dell’Agenzia addirittura paventando l’ipotesi che non saranno erogati i finanziamenti comunitari. […] La verità è che le statistiche che quotidianamente condividiamo evidenziano una situazione di profonda difformità sia tra le stesse associazioni che tra associazioni. L’impressione è quella che, arrivati a questo punto, ognuno abbia necessità di giustificare se stesso e il proprio operato. […] Se esiste un tavolo di coordinamento nazionale questo è responsabile di tutto.
Chiaro che Agea – soprattutto a causa della difficile situazione ereditata negli anni – non è infallibile. Abbiamo innovato un sistema che vedeva il nostro Paese come fanalino di coda in Europa. E che ora si sta presentando come un modello di eccellenza da seguire in Europa. Prima di tutto nell’interesse dei nostri agricoltori. I Caa stessi sono stati coinvolti in questo processo, ma al momento di fare il salto di qualità si sono palesate in ambito locale forme di resistenza, non manifestate a livello centrale, che insieme abbiamo cercato di affrontare e gestire. Anche a fronte di preoccupanti fughe in avanti di stampo conservativo che si sono tradotte in ritardi delle lavorazioni a danno degli agricoltori. E di dichiarazioni sulla stampa false o con lettere di diffide da parte delle strutture territoriali che hanno addirittura scavalcato le associazioni nazionali”.
Vitale esorta dunque a “realizzare una interlocuzione unica al fine di costruire un modello nazionale attraverso una sintesi condivisa oppure rappresentare agli agricoltori una realtà non vera per mantenere il consenso sul territorio scaricando responsabilità sull’Agenzia”. Spiega ancora: “È necessario fare una riflessione e rimettere mano a un modello ormai datato che non risponde alle esigenze innovative e richiede una nuova forma di collaborazione tra i Coordinamenti dei Caa e l’Agenzia. Crediamo che la costruzione di un nuovo Patto, questa volta su base istituzionale, possa contribuire a cambiare i comportamenti sul territorio per il bene esclusivo degli agricoltori per i quali Agea ha introdotto una rivoluzione epocale i cui frutti, già da quest’anno, potranno essere colti e distribuiti al sistema agricolo nazionale”.