Milano – Il Rapporto del Centro studi Confimprese, presentato a Milano in occasione del Ret@il Summit, parla di un retail in grado di reagire bene alla situazione globale di crisi. Il primo semestre 2023 registra numera migliori rispetto a quelli dell’estate. Francesco Montuolo, executive vice president di Confimprese, ha spiegato – come riporta Italia Oggi – che entro la fine dell’anno sono stimati in totale 2.900 nuovi punti vendita, di cui 1.650 nel secondo semestre (nel secondo semestre 2019 si erano fermate a 820). Le chiusure, invece, si attestano sull’1%: le principali cause sono la riduzione dei ricavi (60% circa) e i processi di razionalizzazione della rete (44%); calano del 20% i casi di chiusura dovuti ai costi eccessivi delle location.
Nei centri commerciali predominano i retailer di abbigliamento e accessori (91%) e della ristorazione (80%). Una strategia che rende questi luoghi dei centri di aggregazione, che riescono in parte a contrastare l’avanzata dell’e-commerce (cresciuto del 13% nel 2023). L’80% dei retailer di casa-arredo, ottica, entertainment, benessere e cura persona ed elettronica prediligono, invece, le vie dello shopping e i negozi di prossimità. Difficoltà si riscontrano sul fronte del personale: tra venditori, magazzinieri, cassieri, cuochi e addetti di vario tipo mancano circa 3mila persone.
Per quanto riguarda i consumatori, le famiglie meno abbienti tendono a spostarsi più lontano in cerca di offerte e sconti (+15% rispetto al 2021), facendo registrare anche una diminuzione delle visite in negozio. Il 15% dei clienti gradirebbe una maggiore personalizzazione dell’esperienza di acquisto, e l’8% un miglioramento dell’usabilità di siti e app. Solo il 19% delle aziende, tuttavia, ha in programma l’integrazione tra la dimensione fisica e quella digitale, e solo il 13% progetta l’implementazione di chatbot per l’assistenza ai clienti. Eppure, come sottolinea Alessandro Olivari, senior partner di Jakala, alle aziende servirebbero “più dati”, oltre ad “analytics per estrarre informazioni da essi”; inoltre servirebbe “più tecnologia per abilitare le migliori decisioni”. Il 71% delle imprese ha piani per l’utilizzo di dati e advanced analytics, ma oltre il 60% di esse non ne ha chiaro l’utilizzo e il 59% lamenta una carenza di risorse interne.