Milano – Prosegue la flessione dei prezzi del grano duro, complice l’ampio surplus di offerta a livello globale. A settembre le quotazioni hanno segnato un ulteriore -3% su base mensile e -10% in un anno, scendendo sotto i 300 euro a tonnellata, secondo l’ultima analisi della Borsa Merci Telematica Italiana (Bmti).
Oltreoceano, il miglioramento delle stime produttive ha spinto in basso anche i prezzi del grano duro canadese, in calo del 6,7% mensile e ora poco sopra i 290 euro a tonnellata. Il ribasso si riflette lungo la filiera: la semola di grano duro perde il 2% su base mensile e il 9% annuo, mentre l’indice Nic dei prezzi al consumo della pasta segna un -2,9% a settembre.
Sul fronte del commercio estero, le importazioni italiane di grano duro da paesi extra-Ue crescono del 4% nel trimestre luglio-settembre, trainate da Canada, Kazakhistan e Australia, mentre calano gli arrivi da Turchia e Stati Uniti.
Secondo Bmti, nel breve termine l’ampia disponibilità di prodotto potrebbe favorire un consolidamento dei listini, ma le prime indicazioni sulla semina lasciano prevedere una forte riduzione delle superfici coltivate nella prossima campagna.