Milano – I tre anni di guerra in Ucraina hanno causato un aumento del +21% dei costi di produzione delle aziende agricole italiane. Il dato arriva dal centro studi Divulga. Secondo gli analisti, la voce che è cresciuta di più è il costo per l’energia (+66% rispetto al 2021), incidendo in modo maggiore sui bilanci delle imprese, a cui va aggiunto l’incremento dei costi dei mangimi e delle spese per il bestiame (+11%), ma anche dei fitosanitari (+8%). Insieme, queste voci rappresentano un terzo delle spese di un’azienda agricola.
Le quotazioni medie dei fertilizzanti hanno subito le maggiori oscillazioni: dopo una crescita esponenziale nel 2022, con un +173% rispetto al 2019, hanno poi avuto una progressiva contrazione (-45%), rimanendo tuttavia su valori molto più alti rispetto al passato. A gennaio 2025, infatti, registravano valori del 49% superiori al 2019 (452 euro/tonn circa).
Le quotazioni del gasolio agricolo hanno avuto un rialzo nel 2022 del +52% (con picchi di 1,34 euro al litro) rispetto al 2019, e oggi sono ancora a +22% (1,08 euro al litro).
L’impatto della guerra ha riguardato anche i prodotti per la trasformazione alimentare e la zootecnia: nel 2022, primo anno di guerra, il prezzo medio dell’olio di semi di girasole aveva superato i 1.650 dollari/tonn (+123% sul 2019); quello del mais i 320 dollari (il doppio rispetto all’anno pre-pandemia). I rincari si sono progressivamente abbassati: oggi le quotazioni dell’olio di semi di girasole sono più alte del 43% rispetto al 2019 (mille dollari a tonnellata); quelle del mais sono a +12%.