Milano – La prima insegna a reagire all’obbligo di vendita delle mascherine a 50 centesimi è stata Crai, che ha deciso di ritirarle dagli scaffali. Il prezzo, fa sapere la catena, è infatti inferiore a quello di costo. Alla protesta si sono unite Federdistribuzione e Ancd-Conad che, in un comunicato congiunto, hanno avanzato alcune richieste al governo. Coop si è invece adeguata, passando da 80 a 60 centesimi, dato che l’imposta diretta non è ancora stata abolita. Federdistribuzione e Ancd chiedono di applicare lo stesso accordo stipulato tra governo e farmacie, assicurando così la copertura dei costi sostenuti oltre i 50 centesimi. Il retail, si legge, vuole “potere accedere agli stessi fornitori con le medesime condizioni per le prossime forniture, così da poter mettere a disposizione dei clienti le mascherine chirurgiche al prezzo definito dall’ordinanza del Commissario Straordinario per la gestione dell’emergenza Covid 19”. Altrimenti le aziende della distribuzione moderna non potranno assicurare la vendita del prodotto. Dal 4 maggio, da quanto si apprende, la Protezione civile vuole 12 milioni di mascherine al giorno, ovvero tre volte l’attuale fornitura. Dal mese di giugno 18 milioni; dal mese di luglio 25 milioni fino ad arrivare, a settembre, a 30 milioni al giorno.
Diretta Coronavirus/Mascherine a 50 centesimi: le reazioni della distribuzione moderna
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