Etichetta ‘a batteria’ (4). Scontro tra Federalimentare e Filiera Italia sull’esclusione di Dop e Igp

2020-01-20T14:42:48+02:0020 Gennaio 2020 - 14:42|Categorie: Mercato|Tag: , , |

Roma – L’esclusione di Dop e Igp dall’etichetta ‘a batteria’ scatena il dibattito tra due pesi massimi come Federalimentare e Filiera Italia. Secondo Ivano Vacondio, numero uno di Federalimentare, l’esclusione “rischierebbe di affossare la nostra posizione in sede di negoziale comunitaria e presterebbe il fianco alla critiche dei sostenitori del Nutriscore, sollevando al tempo stesso seri dubbi sull’effettiva utilità della batteria”. Un’esenzione “dannosa” e “priva di basi giuridiche”. I loghi Dop e Igp, spiega Vacondio, “non possono essere considerati alternativi al sistema dell’etichettatura nutrizionale, che ha lo scopo di informare i consumatori per aiutarli a comporre una dieta sana ed equilibrata”. Non solo: togliendo la possibilità alle indicazioni geografiche di utilizzare il sistema ‘a batteria’, “si verificherebbe un paradosso perché trasformerebbe l’esenzione da un sistema che è facoltativo in un vero e proprio divieto per le aziende che desiderano essere più trasparenti verso i consumatori”. Di tutt’altro avviso Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia: “Apporre un logo, sia esso quello della batteria o quello del nurtiscore, in etichetta, ad esempio sul nostro parmigiano o sul nostro prosciutto, accanto al logo di qualità delle Dop induce in errore il consumatore facendogli perdere la percezione della distintività di questi prodotti e vanificando tutta la comunicazione e le risorse investite su tali eccellenze”. L’Ad di Inalca, si legge su Efanews, aggiunge poi che l’esclusione deve valere “secondo il principio di mutuo riconoscimento anche verso quei Paesi che applicano il Nutriscore”. Infine, Scordamaglia rincara la dose e prende ulteriormente le distanze da Federalimentare: “Viene il dubbio che chi contrasta tale esclusione, che invece la filiera produttiva del vero made in Italy sostiene, lo faccia più che altro per paura: una volta escluse Dop e Igp, diventerebbe più difficile difendere prodotti meno difendibili, come ad esempio quelli di alcune multinazionali pronte a nascondersi dietro alle vere eccellenze della filiera italiana”.         

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