Roma – Erano circa 2,3 milioni le persone in fila ai centri di distribuzione dei pacchi di cibo in tutta Italia nel giugno del 2020. Valore che, nel corso degli anni, è aumentato. Raggiungendo una quota di poco sotto i 2,8 milioni la scorsa estate. Sono questi i dati preoccupanti sulla povertà alimentare rilevati dal programma europeo di aiuti agli indigenti, il Fead, e riportati dal Corriere della Sera. I numeri più elevati, in particolare, sono stati rilevati in Mezzogiorno. In Campania, infatti, sono 537.137 le persone bisognose. Mentre 445.782 in Sicilia.
I dati registrati dal programma europeo, però, sono molto lontani da quelli rilevati da altri enti. Secondo l’Istat, infatti, sarebbero ben 5,6 milioni i poveri assoluti. Mentre secondo la Fao circa 3,8 milioni le persone che non vedevano garantiti pasti adeguati tra il 2019 e il 2021. “Questo può significare che uno o due milioni di persone che ne avrebbero bisogno, non vengono raggiunti dal sistema Fead di distribuzione degli aiuti”, sottolinea Carlo Cafiero, economista e statistico della Fao. “Ma definire la povertà alimentare in maniera sufficientemente concreta da poter essere misurata non è semplice. Oggi ci sono ovunque persone che non sono povere nel senso comunemente dato al termine: hanno un lavoro regolare, vivono in una casa in proprietà o in affitto, pagano le tasse, ma fanno fatica ad arrivare a fine mese e devono scendere a compromessi per far quadrare il bilancio familiare. Spesso è l’alimentazione che ne fa le spese”.
Importante, a riguardo, la risposta del terzo settore. Che si è mobilitato con sussidi nazionali, risorse comunitarie che finanziano l’acquisto di alimenti forniti poi come pacchi alimentari e con il recupero di scarti ancora buoni ma non vendibili nella grande distribuzione.