Milano – Dagli Usa all’Europa è in espansione il fenomeno ‘vibecession’. Ma di cosa si tratta? Il termine, nato dalla crasi di ‘vibe’ ossia ‘percezione’ e ‘recession’ ossia recessione, è il divario tra la realtà dei dati economici e il percepito dei clienti. In pratica: l’opinione pubblica pensa che i dati economici attuali siano peggiori di quello che sono realmente. Una tendenza che, lato consumatori, si traduce in cambiamenti nelle dinamiche d’acquisito.
Stando all’Ufficio Studi Coop, come riporta il Sole 24 Ore, infatti, in Italia il delta tra inflazione percepita e misurata nel 2024 potrebbe aggirarsi sui 9 punti percentuali. “È come se in un solo anno i consumatori italiani avessero perso 3.600 euro per ogni nucleo familiare”, spiega il Quotidiano di Confindustria. Una percezione di potere d’acquisto ridotto che pesa sull’economia quotidiana. “A fare la differenza in tale contesto è più che mai lo storytelling del prodotto, che deve tenere conto delle dinamiche di gestione del portafogli delle famiglie e, allo stesso tempo, fare leva su autenticità e trasparenza”, spiega il sociologo Francesco Morace al Sole 24 Ore.
“Se da un lato si è sviluppata l’esigenza di razionalizzare la spesa alimentare, si è anche sviluppata la capacità di discriminare i contenuti dell’offerta”, spiega Paola Scandola, direttore marketing di Muller al quotidiano. “Le confezioni dei prodotti sono uno dei principali mezzi di comunicazione che utilizziamo”, le fa eco Ilaria Lodigiani, chief category & marketing officer di Barilla. “Il prezzo è un fattore chiave, ma non è a sé stante […] abbiamo incrementato il numero di offerte speciali”, aggiunge Alessandro Chiarmasso, country lead corporate communication di Amazon per l’Italia.