Milano – Battuta d’arresto per ‘zero emissioni’ e finanza sostenibile. E’ quanto riporta un articolo di Repubblica Affari&Finanza, secondo cui si sarebbe ormai smorzato l’entusiasmo della Conferenza di Glasgow sul clima, andata in scena nel 2021. Oltre 10mila aziende, in quell’occasione, avevano aderito al progetto ‘Corsa allo zero’ (emissioni), ma diverse decine di queste non hanno ottenuto una validazione indipendente dei target. E’ successo a colossi come Microsoft e Unilever, che ha rimandato a data da destinarsi l’addio alla plastica.
I flussi della finanza ambientale, inoltre, restituiscono bene i tanti dubbi sull’approccio green: secondo Moody’s, nella prima metà dell’anno l’emissione di bond sostenibili è crollata del 20%. A calare sono soprattutto i bond ‘sustainability-linked’, ovvero quelli che legano direttamente i tassi agli obiettivi di transizione, sempre più difficili da misurare. Molte aziende evocano pragmatismo e realismo, soprattutto in Europa: una politica ambientale troppo rigida potrebbe portare a un boom di prodotti provenienti da industrie meno ‘pulite’ e con prezzi più a buon mercato.
Molto dipenderà dall’approccio di Ursula Von Der Leyen, al suo secondo mandato come presidente della Commissione Ue. Per ora è riuscita a rassicurare gli ambientalisti e i più pragmatici che non intendono sacrificare la produttività sull’altare della sostenibilità. Ma bisognerà anche attendere i risultati delle elezioni americane di novembre: una vittoria di Donald Trump, da sempre ostile alla green economy, potrebbe cambiare le carte in tavola a livello globale.