Milano – “Si tratta di quotazioni mai viste in Italia e nel mondo. È l’effetto del riscaldamento climatico“. Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo commenta con queste parole, sulle pagine del Corriere della Sera, l’andamento attuale dei prezzi del latte, che vanno dunque a incidere sui prezzi a scaffale. Lo spot, infatti, si aggira intorno ai 70 euro al quintale, mentre quello contrattualizzato è sui 61 euro a quintale (+13% rispetto al 2024).
“In passato per tre o quattro settimane durante l’estate le temperature raggiungevano picchi tali da ridurre di circa il 10% la produzione di latte negli allevamenti. Il caldo è causa di stress per gli animali. Oggi questi picchi sono continuativi non per poche settimane ma per almeno tre mesi”, spiega Calzolari. Il presidente di Granarolo spiega inoltre che i picchi di calore riguardano anche allevamenti in Francia e Germania, il calo produttivo, dunque, è generalizzato a tutta l’Europa. Nel frattempo, il declino della domanda di latte sembra rallentare per diverse ragioni: la richiesta di formaggi italiani è elevata per la loro buona reputazione e il latte come alimento garantisce a basso prezzo un ottimo apporto di nutrienti e proteine.
Un calo delle quotazioni, e dunque dei listini, non è facile da raggiungere. “Difficilmente il numero delle stalle può aumentare anche perché avviarne di nuove richiede investimenti ingenti, fra l’altro il personale è difficile da reperire”, commenta Calzolari. “Va fatto presente, poi, che chi gestisce gli allevamenti si vede costretto ad ammodernare la stalla per gestire i picchi di caldo, si tratta di acquistare ventilatori e doccette ad acqua per rinfrescare gli animali, fino al robot di mungitura in grado di segnalare lo stato di salute dell’animale”. “Il benessere animale è più alto dove c’è più innovazione”, conclude.