Bra (Cn) – In seguito alla pubblicazione delle linee guida ministeriali per il controllo degli Stec nei prodotti a latte crudo, Slow Food Italia interviene esprimendo preoccupazione per il futuro di molte aziende casearie italiane che producono formaggi a latte crudo. Secondo l’associazione, infatti, le soluzioni individuate “prevedono controlli gravosi che vanno al di là delle possibilità economiche di molti produttori e sono spesso inattuabili per chi produce, in particolare, in alpeggio”.
Slow Food ha dunque messo a punto un documento, firmato dalla presidente Barbara Nappini e dal fondatore Carlo Petrini, con cui si rivolge ai decisori politici, sottolineando la “ricchezza incommensurabile che le produzioni a latte crudo rappresentano in termini di biodiversità, ecosistemi, razze animali, conoscenze e tradizioni, oltre che la loro importanza nella gestione ambientale delle aree interne già a rischio spopolamento”.
Secondo l’associazione, sul tema degli Stec, “si sta costruendo una impalcatura di controlli costosissimi su percentuali di rischio bassissime. Mentre sarebbe molto più importante puntare sulla formazione: per i produttori, gli allevatori, i consumatori”. Sottolinea inoltre, in merito all’introduzione di un’etichetta informativa, che “le direttive europee non prevedono questa indicazione e quindi i formaggi di importazione non saranno tenuti a segnalare alcun rischio specifico: il potenziale danno commerciale per i formaggi a latte crudo italiani è evidente”.
“Non stiamo sottovalutando il rischio per le categorie fragili, la comunicazione deve essere fatta”, si legge ancora nel documento. “Noi contestiamo invece i toni allarmistici, l’intensità inspiegabile con la quale si sta investendo un settore produttivo che è già esausto a causa dei tanti adempimenti, a fronte di rischi molto ridotti rispetto ad altre fonti di contaminazione. Oltre al danno qualitativo e culturale causato dalla perdita di formaggi tradizionali a latte crudo, il passaggio alla pastorizzazione implicherebbe la diminuzione dei prezzi di mercato dei prodotti”.
Slow Food avanza dunque alcune proposte: prevedere più formazione per i produttori; informare i consumatori non solo sui rischi ma anche sul valore del latte crudo; richiedere che la dizione ‘a latte crudo’ sia esposta con maggiore evidenza in etichetta; evitare frasi che incutano timore sulle etichette.