Bruxelles (Belgio) – “Le Ig sono iper-globalizzate“, ma “la nostra è una globalizzazione evoluta“. A parlare è Riccardo Deserti, presidente di orIGin, intervistato da ItaliaOggi a margine della presentazione della survey 2025 dell’organizzazione, che si propone di creare un’alleanza globale delle Indicazioni geografiche.
“Le IG sono iper-globalizzate”, ha spiegato Deserti, “la loro domanda dipende dall’andamento dell’economica mondiale. Ma con una specificità: non delocalizzano perché non sono delocalizzabili, in quanto legate a cultura e valori locali. Si tratta di un’evoluzione importante della globalizzazione, che non parte dalla ricerca di luoghi dove produrre a costi minori”. E aggiunge: “Non c’è alcuna super-lobby che detta le politiche sulla testa degli altri. Con le Ig, l’unica lobby da fare è quella della trasparenza; consentire, cioè, che i prodotti si confrontino sul mercato ad armi pari. Il resto devono farlo i prodotti con la loro qualità. La nostra è una globalizzazione evoluta”.
Deserti spiega inoltre che le Ig possono essere un asset del Piano Mattei, il progetto di diplomazia, cooperazione allo sviluppo e investimento dell’Italia per rafforzare e rinnovare i legami con il continente africano. “Sono utili, se si dà alle Ig il giusto peso”, spiega. “Non possono essere il pilastro su cui poggia il piano, ma una delle leve importanti da utilizzare, perché nei paesi africani esiste un ampio patrimonio di prodotti con indicazione geografica”. Quindi, “il modello Ig è uno dei tool da esportare per favorire lo sviluppo locale in Africa e contrastare i flussi migratori mediante la crescita economica. Si possono usare come leva di cooperazione internazionale”.
Importante anche la ricaduta dei prodotti a indicazione d’origine sul piano turistico. “Sono un driver di sviluppo“, aggiunge Deserti. “Nel 2024 le Ig monitorate nel panel mondiale hanno ricevuto 32,2 milioni di visitatori turistici, interessati a vivere l’esperienza delle indicazioni geografiche sul territorio”.