Rimini – Con 12 progetti complessivi, l’Italia è prima in Europa sullo sviluppo delle tecnologie d’avanguardia nel settore del riciclo chimico. Davanti a Germania (9 progetti) e Francia (7). Lo studio della società di consulenza Agici, ‘Riciclo chimico: potenzialità di sviluppo e proposte per far decollare il mercato’, presentato a Ecomondo, distingue tre principali soluzioni di riciclo chimico: solvolisi, pirolisi e gassificazione. La solvolisi consente di ottenere materie prime di elevata purezza. La pirolisi trasforma invece le plastiche miste in un olio funzionale a ottenere nuovo materiale utilizzabile anche in ambito alimentare, limitando il ricorso a vaschette di plastica vergine. La gassificazione, infine, converte i rifiuti indifferenziati in gas di sintesi, impiegabile per produrre metanolo e idrogeno.
A livello europeo, lo studio evidenzia un panorama in rapida evoluzione, con 64 progetti di riciclo chimico annunciati tra il 2011 e il 2025. La pirolisi è la tecnologia più diffusa, con 41 progetti che coprono il 64% del totale e una capacità che prossimamente raggiungerà le 517.600 tonnellate annue. Seguono 13 progetti di solvolisi, pari al 20% dei progetti totali, capaci di trattare 291.500 tonnellate l’anno. Con 10 progetti attivi, la gassificazione copre il restante 16% delle iniziative europee, con una capacità installata che raggiungerà le 920mila tonnellate l’anno.
Secondo gli scenari elaborati da Agici, il riciclo chimico potrà avere un ruolo decisivo per centrare gli obiettivi europei, affiancando il riciclo meccanico. Nonostante ciò, il riciclo chimico “rimane in una fase ancora immatura, con tecnologie non pienamente consolidate e una filiera che deve rafforzarsi. Su 64 progetti annunciati in Europa, infatti, circa il 17% risulta sospeso o cancellato, segno di un mercato ancora instabile che deve dotarsi di regole certe”.
Per affrontare queste criticità, Agici sottolinea la necessità di un quadro normativo europeo uniforme per la tracciabilità e il bilancio di massa dell’olio pirolitico, così come per il metanolo sostenibile. “Sarà inoltre essenziale pianificare accuratamente gli impianti a livello nazionale, facilitando le procedure autorizzative, e sostenere le imprese attingendo alle risorse oggi destinate al pagamento della plastic levy europea”.