Milano – Sabato 24 maggio si è svolta una mobilitazione nazionale davanti ai punti vendita Lidl e ai centri logistici dell’insegna. “La mobilitazione, organizzata con presidi e manifestazioni davanti ai punti vendita e i centri logistici su tutto il territorio nazionale”, affermano Cgil, Cisl e Uil, “ha registrato un’adesione straordinaria. In molti casi hanno aderito alla mobilitazione anche i contratti a chiamata e i tempi determinati, i più ricattabili, segnale questo che conferma l’esasperazione e il malcontento nei luoghi di lavoro”.
Il Corriere della sera scrive di un’adesione superiore all’80%, con punte del 100% in alcuni pdv. Per le tre sigle sindacali “è inaccettabile che l’impresa dei discount, che conquista sempre maggiori quote di mercato e negli ultimi cinque anni ha fatto registrare in Italia oltre 1,3 miliardi di risultato positivo ante imposte, non abbia voluto investire maggiori risorse sui propri collaboratori che hanno reso grande l’insegna Lidl”.
Lo sciopero è stato proclamato dopo l’incontro senza esiti del 14 maggio a Bologna, tra sindacati e direzione aziendale. “Lidl ha presentato una proposta inaccettabile: un semplice incremento in buoni spesa”, denunciano i sindacati.
Oltre al tema salariale, la protesta investe anche l’organizzazione del lavoro. Circa il 75% dei dipendenti ha un contratto part-time, ma l’assenza di schemi orari predefiniti e una programmazione non adeguata rendono incerto il lavoro di migliaia di persone. “Manca un’adeguata gestione degli orari che sia coerente con la normativa e con il contratto collettivo”, denunciano sempre Filcams, Fisascat e Uiltucs. “Alla luce della rigidità mostrata dall’azienda e dell’assenza di margini di trattativa”, concludono i sindacati, “lo stato di agitazione rappresenta un passaggio necessario per sbloccare il tavolo negoziale e rimettere al centro i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori“.