Di Giulio e Luigi Rubinelli
Questa pubblicità è parecchio datata (2022) ma, nonostante il tempo trascorso dal lancio, continua a venire riproposta. Vale la pena, allora, recensirla.
Obiettivo della Comunicazione
Nè il brand, nè tantomeno il payoff (“Svizzero? No, Novi”) hanno bisogno di presentazioni, dunque l’obiettivo era e rimane battere il chiodo su awareness e posizionamento, enfatizzando gli ingredienti di prodotto.
Coerenza strategica con il brand
In Novi, è evidente, qualcuno si intende di comunicazione. Senza risultare stantii, rinnovano colori e tono di voce, ma rimangono fedeli a sé stessi, senza retrocedere di un millimetro. Anche a costo di mantenere un’identità visiva che ricorda più la vecchia Sip che un brand di cioccolato.
Rilevanza della promessa
La promessa è di stabilità, di un Paese ancorato alle sue radici, aggrappato ai piccoli centri, che nell’immaginario collettivo rappresentano la qualità artigiana, il “fatto bene e con cura”, approcciabile e vicino al consumatore.
Coerenza del tono di voce vs target
È lodevole che almeno Novi non si snaturi per cercare di parlare alla GenZ (vedi Tassoni), ma che voglia approcciarsi alle nuove generazioni cercando un compromesso tra il proprio heritage e un linguaggio visivo più fresco, grazie all’inclusione anche dei più piccoli. Il marketing oggi è un cimitero a cielo aperto di brand che, pur di essere “gggiovani”, hanno tradito la propria identità e il proprio tono di voce. Novi, per contro, tiene decisamente botta.
Qualità della realizzazione
La fotografia amarcord, il ciottolato, le comparse in bicicletta: tutto ammicca all’italianita vista dagli occhi del turista. Edè infatti proprio li che spunta lo svizzero biondino che si godeva la dolce vita e che strabuzza gli occhi dallo stupore. Lo spot rimane un po’ naif, volutamente nello stile del marchio, riprendendo una realizzazione a meta fra Muccino e Pupi Avati, ma senza quella retorica da paesello degli anni 50.
Cioccolato Novi è un brand di Elah-Dufour