Roma – Sono state presentate in queste ore due interrogazioni parlamentari sulla questione dei dazi che minacciano di essere applicati ai produttori italiani di pasta negli Stati Uniti. Rivolgendosi al ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, i parlamentari Pd Forattini, Marini, Romeo, Vaccari e Andrea Rossi chiedono in che misura i dazi annunciati dall’Amministrazione americana possano impattare negativamente sul comparto agroalimentare italiano e quali iniziative di competenza intendano assumere per evitare le ricadute negative sui pastifici italiani, ricordando che secondo le fonti di Unione italiana food su base Istat, ammontano a 2.420.345 le tonnellate di pasta italiana destinate all’estero per un valore di 4.020 milioni di euro di export nel 2024 e come dal primo gennaio 2026 la pasta italiana rischi di pagare negli Stati Uniti un super dazio del 107%. “Una mannaia sul prodotto simbolo del cibo italiano nel mondo che va ad aggiungersi ai dazi del 15% decisi la scorsa estate su olio, vino e formaggi; il super dazio al 107% rischia di travolgere uno dei settori più distintivi del made in Italy nel mondo che fattura 8,7 miliardi di euro. Degli oltre 4 milioni di tonnellate di pasta che l’Italia produce ogni anno, il 60% prende la via dell’estero e proprio gli Usa costituiscono il secondo mercato più importante, dietro la Germania; l’impatto sui consumatori americani sarebbe immediato, il costo di un piatto di pasta raddoppierebbe, spingendo le famiglie verso prodotti ‘Italian Sounding’, ovvero imitazioni prive di qualità ma camuffate da italiane. Una deriva che, oltre a ingannare i consumatori, minerebbe il lavoro e gli investimenti di un’intera filiera; la pasta italiana non è soltanto un bene economico, ma un elemento culturale e identitario, al centro della dieta mediterranea riconosciuta dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità. Difenderla significa proteggere la qualità, il lavoro e la reputazione di un settore che rende l’Italia unica nel mondo”, scrivono gli esponenti del Partito Democratico.
I senatori Cinque Stelle, con prima firmataria l’onorevole Gisella Naturale, chiedono invece ai ministri degli Affari Esteri, della Cooperazione Internazionale e dell’Agricoltura se “ritengano nell’immediatezza di concludere un accordo con l’amministrazione americana al fine di salvaguardare la tenuta dell’intera filiera del grano, oltre che dell’industria della pasta, quale vessillo del made in Italy; se reputino prioritario, oltre che improcrastinabile, l’avvio di un tavolo di confronto permanente e strutturato che coinvolga i vari attori istituzionali, economici e sociali interessati, in coordinamento con le associazioni di categoria maggiormente rappresentative, nonché con gli altri enti e organismi competenti in materia, affinché sia definito un percorso strategico comune, teso ad individuare le necessarie soluzioni normative, operative e diplomatiche in grado di salvaguardare le esigenze nazionali”. Nella premessa ricordano che le associazioni di settore, tra cui Confagricoltura, si sono immediatamente esposte chiedendo al Governo “una forte presa di posizione verso l’amministrazione americana per risolvere questo problema”, e ancora come secondo Cosimo Rummo, presidente e amministratore delegato dell’omonimo pastificio di Benevento, i dazi scatteranno dal 1° gennaio 2026, ma poiché il dumping è retroattivo, si dovrà pagare anche per i 12 mesi precedenti. “Un particolare, quest’ultimo, che rende lo scenario ancora più gravoso sotto il profilo economico considerato che il mercato statunitense rappresenta il secondo a livello mondiale per l’importazione di pasta italiana con un valore, nel 2024, di circa 700 milioni di euro, pari a circa il 10 per cento delle esportazioni globali del prodotto”.