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Levoni (Assica): “Bene gli aiuti agli allevamenti, ma serve sostegno a tutta la filiera”

2023-06-23T11:07:13+02:0013 Luglio 2020 - 09:31|Categorie: Carni, Salumi|

Milano – Dopo un 2019 complicato a causa dell’epidemia di peste suina, il 2020 non sta risparmiando criticità alla salumeria italiana. Tra il blocco del canale Horeca e i problemi sul fronte export, Assica stima una perdita di fatturato pari a 250 milioni di euro al mese. “Per questo siamo convinti che tutta la filiera della salumeria italiana meriti un’attenzione particolare, per poter essere messa in condizione di ripartire con le risorse necessarie a garantire un rilancio costante e duraturo”, spiega Nicola Levoni, presidente dell’associazione, commentando il Dl rilancio. “Tutte le aziende del settore devono avere a disposizione i mezzi per poter intervenire e dare stabilità ai numerosi shock che hanno vissuto e che tutti gli analisti si aspettano nuovamente nel prossimo futuro, mettendo le imprese nella condizione di garantire sempre il lavoro a tutti gli addetti del comparto e della filiera tutta”. Il nuovo testo emendato durante i lavori d’aula del Dl Rilancio è molto diverso rispetto a quello messo inizialmente a punto dal governo: le consistenti risorse (500 milioni di euro) dedicate a interventi di sostegno strutturale sono diventate un mero sgravio fiscale per il settore primario, quindi un solo anello della filiera agroalimentare. Allo stesso modo i 90 milioni riservati al settore zootecnico non bastano né a soddisfare le esigenze di tutta la zootecnia nazionale né per intervenire a ristoro di tutti i livelli della filiera produttiva. Parliamo in sintesi di 30 milioni di euro di indennità agli allevamenti e 10 milioni di euro all’ammasso dei prosciutti crudi stagionati Dop. Ci aspettavamo uno sforzo più articolato per sostenere in modo organico un comparto industriale che ha sempre garantito approvvigionamenti a tutta la popolazione, assicurando la continuità operativa di tutta la filiera e trovatosi di recente a doversi sobbarcare anche l’onere di un’etichettatura d’origine delle carni nei salumi. Un obbligo certamente atteso da lunghi anni, ma che comporterà un ulteriore aggravio di costi alle aziende alle prese con una ripartenza post pandemia tutta in salita”, conclude Levoni.

 

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