Fatturato pari a 4,4 miliardi di euro per il consorzio del gruppo Spar International, presente in 17 regioni con sei aziende. Nei primi nove mesi, i prodotti a marchio registrano una crescita del +10,4% in volume e del +8,8% a valore. La parola al direttore generale, Filippo Fabbri.
Despar ha registrato vendite pari a 4,4 miliardi di euro nel 2023, con i prodotti a marchio in crescita, che valgono circa un miliardo. I risultati sono stati comunicati nel corso di un workshop il 29 ottobre a Milano. A margine dell’evento abbiamo intervistato il direttore generale, Filippo Fabbri.
Ad oggi, tramite le sei società del consorzio Despar, siete presenti in 17 regioni. Quali mancano?
Marche, Umbria e Toscana sono le regioni scoperte. Attualmente stiamo puntando su altre aree come Emilia-Romagna, Veneto e Centro Sud, dove concentreremo le prossime aperture con i format Despar, Eurospar e Interspar.
Perché in Lombardia siete presenti con solo due punti vendita?
Si tratta di un Interspar a Mariano Comense (Co) e un Eurospar a Cremona. È una regione complicata, molto affollata e competitiva. È indispensabile studiare bene i player presenti e il contesto. Per ora stiamo cercando di capire come soddisfare al meglio i bisogni del territorio.
Gli affiliati ricoprono un ruolo importante?
Direi proprio di sì: complessivamente incidono per il 60% in termini numerici e per il 40% a valore.
Quanto incide la Mdd e che obiettivi vi siete posti?
Abbiamo 16 linee e 3.800 prodotti; ci sono 450 fornitori e il 98% è italiano. Entro la fine dell’anno saranno lanciati oltre 200 prodotti. A settembre 2023 rileviamo una crescita del +1,3% nell’ultimo anno e la quota è arrivata così al 23,9%. Sono convinto che già a metà 2025 dovremmo raggiungere il 25%, che è il nostro obiettivo e credo sia il punto di equilibrio. Non abbiamo intenzione di arrivare al 40% come altre catene.
Mi pare degna di nota la crescita in volume del +10,4% e a valore del +8,8% dei prodotti a marchio nei primi nove mesi del 2024. Come se la spiega?
Teniamo conto che il trend nazionale della Mdd è +3,2% a valore e +3,8% in volume. L’anno scorso, in tempi di inflazione elevata, abbiamo avuto tanti nuovi clienti che si sono orientati sui prodotti a marchio. Poi, evidentemente, sono rimasti fedeli a questo segmento.
Quali categorie sono andate meglio?
La linea mainstream Despar, perché è quella con il miglior rapporto qualità prezzo. Ma anche la categoria premium è andata molto bene, che peraltro vale il 15% sul totale delle referenze Mdd. Infine segnalo il trend positivo di tutto il mondo del vegetale e del free from: dopo alcuni anni un po’ in sordina, ha ripreso a crescere bene.
Avete anche referenze plant based a marchio?
Sì, ma c’è il grande tema di spiegare bene al consumatore le caratteristiche del prodotto. In questo momento sono ancora delle nicchie.
Qual è il trend di formaggi e salumi?
Molto positivo: sono categorie in cui abbiamo una quota Mdd più elevata di quella del mercato. Grazie al sistema delle special edition Despar Premium, sviluppato con piccoli produttori e disponibile fino ai primi giorni di gennaio, siamo riusciti a dare un valore aggiunto. Tra le 15 referenze ci sono il Salame Piemonte Igp, il prosciutto cotto di suino nero, il Parmigiano Reggiano Dop stagionato 63 mesi e la specialità casearia trentina Primiero stagionato. È stato un lavoro interessante in quanto ha coinvolto anche aziende artigianali, che non erano già nostri fornitori. È un percorso che stiamo facendo insieme: alcune sono davvero piccole realtà, e l’idea di servire la distribuzione moderna avrebbe potuto anche creare qualche problema organizzativo e logistico.
Quali strategie vengono attuate nella categoria vini?
È un settore dove abbiamo più di 100 referenze di Mdd, con marchi di fantasia. In generale, è una categoria con buone potenzialità, ma dobbiamo approfondire il tipo di approccio da attuare.