Dopo il lancio della campagna sui social media, i consumatori del Paese scandinavo passano all’attacco. E boicottano i supermercati per una settimana a causa dei prezzi troppo alti e della scarsa concorrenza.
Dalla nostra corrispondente in Svezia, Ambra Busato
Continuano le proteste contro il carovita in Europa. Tra gennaio e febbraio è stata l’Europa orientale a tenere banco, con boicottaggi in Croazia, Serbia, Romania, Bulgaria e altri Paesi, mentre ora tocca alla Svezia.
Secondo alcune stime riportate dal Guardian, il costo annuo per il cibo di una famiglia svedese è aumentato fino a 30mila corone (circa 2.774 euro) dal gennaio 2022. Si prevede che un pacchetto di caffè raggiunga presto la soglia simbolica di 100 corone (9,25 euro). Un aumento di oltre un quarto rispetto all’inizio dello scorso anno, spiega l’agenzia governativa Statistics Sweden. Tra i prezzi cresciuti di più ci sono quelli di cioccolato (+9,2% il mese scorso), formaggio (+6,4%), latte e panna (+5,4%) secondo il sito Matpriskollen. E così migliaia di persone in tutta la Svezia hanno deciso di boicottare i principali supermercati per sette giorni, a partire da lunedì 24 marzo, con una campagna lanciata da post virali su TikTok e Instagram.
L’iniziativa ‘Bojkotta vecka 12’ (‘Boicotta la settimana 12’, così chiamata perché si è tenuta nella 12esima settimana dell’anno), prevede che i consumatori smettano di fare acquisti nelle grandi catene come Lidl, Hemköp, Ica, Coop e Willys. “Non abbiamo nulla da perdere, ma tutto da guadagnare”, si legge in uno dei post. “I prezzi dei generi alimentari sono sfuggiti di mano mentre i giganti del settore alimentare stanno guadagnando miliardi di profitti alle nostre spalle”. L’aumento dei prezzi – secondo i promotori dell’iniziativa – sarebbe dovuto a un ‘oligopolio’ di supermercati e grandi produttori, che danno priorità ai profitti rispetto ai clienti, anche a causa della mancanza di concorrenza. Le catene, invece, attribuiscono l’aumento dei prezzi a fattori di natura geopolitica o legati all’emergenza climatica.
Chiedendo l’intervento del governo, Filippa Lind, una delle principali promotrici del boicottaggio, ribadisce: “I politici devono intervenire e smantellare questo oligopolio che sta causando prezzi elevati a causa della mancanza di concorrenza tra le aziende alimentari”. I manifestanti prevedono di continuare la protesta con un boicottaggio di tre settimane nei confronti di ICA, il principale rivenditore alimentare della Svezia con circa un terzo della quota di mercato, e del produttore lattiero-caseario Arla. Dopo di ciò, dicono, aggiungeranno altre aziende alla lista del boicottaggio.
Gli effetti della protesta già si notano. Nabil Matti, un piccolo negoziante di Halmstad, proprio di fronte alla casa in cui abito, intervistato da Svt, l’emittente di stato svedese, così commenta: “Sono qui a Mix Food da 15 anni e conosco quasi tutti i miei clienti, ma nel giro di pochi giorni abbiamo avuto 75-100 nuovi clienti. Comprano molto e dicono che torneranno”. Alla domanda se i nuovi clienti sottolineano che è molto più caro fare la spesa in altri punti vendita, Nabil risponde: “Certo, fanno il confronto con altri negozi. Dicono che abbiamo verdura e frutta molto più economiche e sono alla ricerca di merci a buon prezzo”.
Anna Lindquist, responsabile del punto vendita ICA Vallås, conferma: “Abbiamo notato meno clienti rispetto all’anno scorso, ma sinceramente la ragione di questo calo non è chiara. Le pensioni e i sussidi familiari vengono distribuiti con cadenza differente rispetto all’anno scorso e nel 2024 questa era la settimana prima di Pasqua. Capisco che da cliente ci si senta frustrati a causa dei prezzi elevati dei beni di consumo, lo siamo anche noi. Tensioni nel mondo, la siccità e la mancanza di materiali hanno ovviamente un effetto, però non sono sicura che boicottarci sia la strada giusta da percorrere”.
La ministra delle Finanze, Elisabeth Svantesson, ha ribadito che dal 2022, quando si è insediato il governo, l’inflazione è diminuita. In quell’anno era circa al 10%, mentre a febbraio era all’1,3%, in aumento rispetto allo 0,6% di gennaio. Il ministro degli Affari rurali, Peter Kullgren, ha dichiarato che i rincari sono stati causati principalmente da fattori internazionali, ma ha affermato che è necessario migliorare la concorrenza nel settore del commercio. “I prezzi dei generi alimentari sono aumentati nel tempo e colpiscono maggiormente i nuclei economicamente più fragili: famiglie con bambini, studenti e anziani con pensioni basse. Questo problema va affrontato”, ha detto Kullgren. Il ministro ha aggiunto che garantire la stabilizzazione dei prezzi è una “priorità alta” per il governo, che giovedì scorso ha incontrato i rappresentanti dell’industria alimentare. Descrivendo le loro discussioni sui prezzi elevati come “costruttive”, ha promesso: “Ora porteremo avanti questo lavoro”.