Macchine utensili, produzione 2024 a -16,9%. Rosa (Ucimu): “2025 in leggera ripresa. Essenziale Transizione 5.0”

Milano – È stato un 2024 complicato per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione. La cui produzione si è attestata a 6.327 milioni di euro, registrando un calo del 16,9% rispetto al 2023. A determinare il risultato, il pesante ridimensionamento delle consegne dei costruttori italiani sul mercato interno, scese, del 39,5%, a 2.054 milioni, piegate dal crollo del consumo domestico (-36,3% rispetto al 2023). Anche le importazioni hanno sofferto, attestandosi a 1.653 milioni, -31,8%. Differente la performance delle imprese italiane sui mercati esteri. L’export è cresciuto del +1,2%, a 4.273 milioni di euro, segnando un nuovo record per il settore.

Questi i dati di consuntivo elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu e resi noti durante l’annuale assemblea dei soci. Che fornisce le previsioni per il 2025, anno per il quale è prevista una leggera ripresa del settore. La produzione dovrebbe attestarsi a 6.490 milioni di euro (+2,6%). Le esportazioni, attese ancora in crescita (+1%), dovrebbero raggiungere il nuovo record di 4.315 milioni di euro.

“Il condizionale è d’obbligo considerato l’avvicendarsi di fenomeni davvero preoccupanti: dalle guerre commerciali a quelle militari”, ha sottolineato Riccardo Rosa, presidente Ucimu. “Con una domanda interna ed estera decisamente debole, gli strumenti di incentivo risultano indispensabili per sostenere il progressivo e necessario cambiamento. Anche perché la Germania, il nostro primo riferimento in Europa, si doterà presto di un piano di sostegno e rilancio della sua industria”.

Al Governo, dunque, prosegue Rosa, “chiediamo un intervento immediato per l’anno in corso su Transizione 5.0, per ottenere il prolungamento della sua operatività oltre il termine previsto. A questo proposito pensiamo occorra ragionare, fin d’ora, sulle politiche nazionali che dovranno accompagnare lo sviluppo dell’industria dal 2026 in avanti”.

Quanto all’incognita dazi, Rosa ha ricordato che gli Stati Uniti, nel 2024, sono risultati il primo mercato di destinazione con oltre 600 milioni di macchine italiane vendute. “Le fabbriche americane hanno terribilmente bisogno dei macchinari di importazione perché la produzione interna non è assolutamente sufficiente a soddisfare la domanda. Per tale ragione possiamo pensare che le barriere tariffarie in ingresso non saranno particolarmente penalizzanti per noi. Più problematico potrebbe essere l’effetto indiretto dei dazi sui prodotti nelle cui filiere siamo inseriti”.

 

 

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