Valencia (Spagna) – Juan Roig, presidente di Mercadona, è intervenuto durante il 40esimo Congresso dell’Aecoc (Asociación Española de Codificación Comercial) una delle principali associazioni imprenditoriali della Spagna.
“Se non guadagniamo denaro, come soddisferemo il lavoratore, come aumenteremo il suo salario, come reinvestiremo, come pagheremo i fornitori, le tasse, eccetera?”, ha dichiarato Roig nel suo intervento, davanti a 1.500 operatori del settore, come scrive Foodretail.es. “Il problema non è pagare le tasse, ma come vengono gestite. Se le aziende generano profitti, c’è lavoro; se c’è lavoro, c’è ricchezza; e se sappiamo gestirla, c’è benessere. Quest’ultimo non dipende da noi, anche se possiamo esigere che venga gestito bene”.
La visione di Mercadona, com’è noto, ruota da sempre attorno al cliente, chiamato “il capo”. Bisogna fare in modo che il cliente “faccia la scelta giusta”, ha proseguito Roig. “Il nostro lavoro consiste nell’offrire grande qualità, con una gamma efficiente che copra tutti i bisogni; ma non possiamo avere tutti i prodotti. Se fosse così, di olio d’oliva avremmo 100mila referenze. Bisogna selezionare la gamma che consideriamo migliore per il ‘capo’, per il lavoratore, per il fornitore, per la società e per il capitale”.
Roig ha sottolineato che si prende a cuore i suoi lavoratori, motivo per cui Mercadona paga i suoi dipendenti al di sopra del contratto collettivo. “Colui che deve soddisfare il cliente, il fornitore e la società è il lavoratore, che deve essere soddisfatto e impegnato con l’azienda. Sono molto orgoglioso dei 120mila lavoratori che abbiamo, che non sono solo mani: sono cuore e cervello”.
Per quanto riguarda l’espansione della catena in Portogallo, Roig ha confessato che “gli sta costando essere portoghesi”. Il proprietario di Mercadona ha riconosciuto che è indispensabile adattarsi con umiltà ai gusti del paese vicino, ma confida nel continuare a crescere insieme ai suoi lavoratori e fornitori.
In merito ai futuri trend di mercato, Roig è convinto che il ready-to-eat non smetterà di crescere. “Prima vendevamo molte materie prime affinché il cliente le cucinasse a casa; ora, sempre di più, vendiamo il prodotto pronto da mangiare. Può succedere che a metà secolo non ci saranno quasi più cucine. Se le nostre bis-bisnonne avessero avuto la tecnologia che abbiamo oggi, neanche avrebbero cucinato. Oggi non ci immaginiamo a lavare su un asse perché abbiamo lavatrice e asciugatrice; lo stesso succederà con la cucina”, ha insistito.