Schivenoglia (Mn) – Per ora sono 8mila i suini presenti nel piccolo paese del mantovano, che di abitanti ne conta appena mille. Sono gli animali dell’allevamento intensivo gestito dall’azienda Biopig. La società ha in programma a breve un allargamento per arrivare così a 20mila suini, come scrive Repubblica. A vietarlo potrebbe essere una variante del piano regolare approvata nel 2011, che proibisce ulteriori insediamenti di suini. Ma il sindaco della cittadina, Katia Stolfinati, ritiene la clausola illegittima e ha dichiarato: “Per me quello di Biopig è un progetto moderno, di ultima generazione. Il maiale è la nostra vita. Qui si fanno braciolate tutta l’estate, e il risotto con la salsiccia sempre. E’ una risorsa del nostro territorio”. Secondo un attivista dell’associazione ‘Giusta attenzione per l’ecologia’, i maiali vengono allevati per produrre biogas (“è quello il vero business”), più che per la carne in sè. Intanto, i residenti e le diverse associazioni stanno dando battaglia contro l’ampliamento: uno strano fronte composto da Lav, Wwf, Federcaccia e Unione cacciatori. Chi va a caccia, infatti, si lamenta che i liquami avveleneranno il suolo e faranno morire le lepri. Ora l’allargamento dovrà avere il benestare di provincia, Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale) e Ats (Azienda per la tutela della Salute, ovvero la ex Asl). Ma c’è un precedente in cui, pur con tutte le carte in regola, i lavori sono stati fermati a causa delle proteste. E ancora una volta era coinvolta la Biopig, che ha dovuto fare marcia indietro sulla realizzazione di un impianto per 22mila suini in provincia di Rovigo.
A Schivenoglia (Mn) ci saranno 20 maiali per ogni abitante. Le proteste dei cittadini
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