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Amadori: chiude l’Avi.Coop di Monteriggioni (Siena). I sindacati: “Una bomba sociale sul territorio”

2024-06-14T15:03:33+02:0014 Giugno 2024 - 15:03|Categorie: Carni|Tag: , , , |

Monteriggioni (Si) – Avi.Coop, società del gruppo Amadori attiva da 30 anni nel comparto della carne di tacchino, ha comunicato alla Regione Toscana la chiusura del sito di Monteriggioni (Si) e il licenziamento di 200 lavoratori. A renderlo noto sono i sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Siena, che proclamano per il 20 giugno uno sciopero e un presidio davanti alla sede Amadori di Cesena.

Come riportano diverse testate, l’annuncio è stato fatto dopo due giorni di trattative con la Regione Toscana, la Provincia di Siena e il Comune stesso di Monteriggioni, che avevano dato la loro disponibilità a supportare un percorso di conversione del sito produttivo, purché fossero mantenuti i livelli occupazionali e i livelli salariali. Da Amadori, come si legge sul Sole 24 Ore, fanno sapere di essersi trovati spiazzati dalla notizia diffusa dai sindacati, poiché l’azienda si era dimostrata disposta a proseguire le trattative.

In una nota, le sigle sindacali fanno sapere che l’80% del personale “è avventizio” e “non avrà neppure accesso a forme di sostegno al reddito se non la disoccupazione agricola che comunque non potrà essere riscossa prima del 2025”. Parlano, per questo, di “una bomba sociale sul territorio”. Dall’inizio dell’anno i lavoratori hanno visto ridursi le ore di lavoro e i salari, senza percepire ammortizzatori sociali, in quanto non previsti dal contratto della cooperazione agricola.

Come riporta il Sole 24 Ore, Amadori aveva giustificato i tagli parlando della “significativa contrazione della domanda di carne di tacchino da parte dei consumatori italiani: un mercato che ha registrato una diminuzione dei consumi su scala nazionale che segue da anni un trend in costante decrescita, pari al -25% dal 2001 al 2023”. I sindacati, però, ricordano che l’azienda ha chiuso il 2022 con un fatturato di oltre 1,7 miliardi di euro (+27,5% rispetto al 2021), per un utile netto di 67,5 milioni; cifre che avrebbero reso la riqualificazione dell’impianto di Monteriggioni “pienamente sostenibile economicamente”.

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