Verona – Potrebbe presto essere posta la parola fine al conflitto all’interno del mondo dell’Amarone che vede contrapposti da una parte il Consorzio Vini Valpolicella e dall’altra le Famiglie dell’Amarone d’Arte. Dopo la sentenza n° 2283/2017 del 24 ottobre 2017 del Tribunale di Venezia, che ha sancito la nullità del marchio dell’associazione nata nel 2009 tra le aziende Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre D’Orti, Venturini e Zenato, il presidente Sabrina Tedeschi apre al confronto. “È l’ora del buon senso per l’Amarone”, dichiara a Luciano Ferraro sull’edizione odierna del Corriere della Sera. E sulle pagine di Wine Spectator, Andrea Sartori, numero uno del Consorzio Vini Valpolicella, risponde sulla vicenda a Robert Camuto facendole eco: “Ci sono molte opportunità di promozione per l’Amarone, ma dobbiamo lavorare tutti insieme su questo: abbiamo bisogno di avere tutti i produttori a bordo e spero che le Famiglie tornino nel Consorzio”. Già individuata una soluzione che accontenterebbe tutti: la possibile creazione di una ‘Gran Selezione’, sul modello di quanto fatto dal Chianti Classico nel 2013.
Amarone: presto la parola fine al conflitto tra Consorzio e Famiglie?
RepartoGrafico2017-11-17T10:54:44+02:0017 Novembre 2017 - 10:42|Categorie: Vini|Tag: Andrea Sartori, Consorzio Vini Valpolicella, Famiglie dell'Amarone d'arte, Sabrina Tedeschi, Tribunale di Venezia|
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