Roma – Vincenzo Gesmundo torna poi alle scelte della UE, soffermandosi sulla questione del riarmo: “Non siamo in grado di dire se e fino a che punto la Russia sia una minaccia reale per i singoli paesi europei, ma certo possiamo dire che un conflitto regionale si è andato trasformando in guerra per procura, in potenziale conflitto europeo, e come ultimo approdo in conflitto globale fra oriente e occidente, con l’Europa in mezzo. E possiamo rilevare alcune conseguenze”. Gesmundo rimarca in particolare la decisione, “senza se e senza ma, di riarmare fissando una soglia altissima e puntando, Paese per Paese – ma significativamente Germania e Francia, a recuperare occupazione e produzione convertendosi all’industria bellica”. A farne le spese sono l’agricoltura e i fondi di coesione. “Ma in tutto ciò più ancora che il merito colpisce il metodo. Sia nella firma del trattato sul Mercosur, che nel passaggio sui vaccini (Pfizer), che sulla proposta sul riarmo, che infine in quest’ultimo capitolo fondo unico/Pac, Ursula von der Leyen agisce in solitudine, infischiandosene delle disposizioni del trattato di Lisbona, disinvoltamente aggira il parlamento europeo, se ne frega della posizione dei suoi commissari e di molti governi”.
La UE avrebbe così ridotto l’agricoltura, contro gli orientamenti dei cittadini e consumatori dei 27 Paesi membri a moneta di scambio, “vena aurifera cui attingere per recuperare risorse, per far quadrare le maggiori uscite dovute al Rearm Europe”. Conclude Gesmundo: “Finisce ciò che gli studiosi hanno definito ‘eccezionalismo agricolo’. Il trade off è cibo per cannoni e se cannoni devono essere, siano di marca franco-tedesca!”.