Roma – Nel 2024 sono stati investiti in Italia poco più di 100 milioni di euro in startup Agri&FoodTech, in calo del 28% rispetto agli investimenti registrati nel 2023, quando il totale superava di poco i 140 milioni. Rispetto al 2022, quando avevano totalizzato 150 milioni, il calo è del 36%.
Sono i dati diffusi ieri in occasione della presentazione al Senato del ‘1° Rapporto sulla trasformazione tecnologica della filiera agroalimentare. Il contributo della startup economy’. Un progetto promosso da Federalimentare, Confagricoltura e realizzato dal Centro di Ricerca Luiss-X.ITE, con la collaborazione degli esperti di Linfa AgriFoodTech Fund. Nel rapporto sono state mappate 550 startup, di cui 280 hanno avuto accesso ad almeno un round di investimento, seppure in gran parte in fase pre-seed o seed.
Il Rapporto evidenzia come, nonostante la filiera agroalimentare, dal campo alla tavola, pesi per circa il 30% del Pil italiano, “il potenziale della startup economy per la trasformazione tecnologica dell’agroalimentare Made in Italy sia ancora in gran parte inespresso”, si legge in una nota. “E come, nonostante il fermento del c.d. startup ecosystem, sia necessario un investimento di attenzione e risorse da parte di tutti gli attori istituzionali e imprenditoriali che hanno a cuore un’accelerazione dell’Agri&FoodTech”.
Secondo il rapporto, Regno Unito, Germania, Francia e Spagna investono più dell’Italia. “E rapportando questo differenziale rispetto al peso che l’agroalimentare ha sul Pil dei diversi paesi, il divario appare davvero abnorme”. In rapporto al valore produzione agricola, il valore degli investimenti Agri&FoodTech dovrebbe essere oltre 500 milioni di euro annui.
“L’Osservatorio sarà una piattaforma strategica per facilitare la conoscenza condivisa, mettere in rete le soluzioni più promettenti e incentivare il dialogo tra innovatori, imprese e istituzioni”, afferma Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare. “Stiamo già lavorando per costruire una partnership europea finalizzata ad accedere ai fondi di Horizon Europe dedicati all’agroalimentare e si tratta di un passaggio cruciale per potenziare la nostra proiezione internazionale e rafforzare la competitività del settore su scala globale”.
“Il sistema delle imprese ha bisogno della ricerca e della scienza – aggiunge Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura – per cui sarà importante continuare a lavorare insieme alle università e alle istituzioni per supportare i giovani nel favorire i processi di innovazione. In tale prospettiva è necessario proseguire il dibattito partendo dalle proposte condivise con Federalimentare”.
“Ritengo questo progetto, realizzato grazie alla lungimiranza di Federalimentare e con il contributo di Confagricoltura, un primo concreto tentativo di passare dalle analisi alle azioni”, sottolinea Michele Costabile, professore Università Luiss, direttore del Centro di Ricerca Luiss-X.ITE, che ha guidato lo studio. Che l’Italia sia in ritardo sulla trasformazione tecnologica di settori chiave per l’economia del Paese, quali l’agroalimentare, è un dato ma non un destino!”.