Caporalato nelle Langhe, l’inchiesta della procura di Cuneo sugli “schiavi del Nebbiolo”

2024-07-12T00:10:10+02:0011 Luglio 2024 - 11:58|Categorie: in evidenza, Vini|Tag: , , , |

Asti – “Nel momento in cui la giornata lavorativa dura 10 o 12 ore, è evidente che siamo fuori dal perimetro della legalità”. L’affermazione di Biagio Mazzeo, procuratore capo di Asti, è rivolta ai produttori di vino delle Langhe, dove l’operazione Iron Rod della questura di Cuneo ha portato alla luce una grave situazione di caporalato e manodopera sfruttata.

La Repubblica di oggi parla di “schiavi del Nebbiolo” e di “inferno nel Monferrato”, raccontando quello che definisce “la punta dell’iceberg”. L’inchiesta della squadra mobile di Cuneo coordinata dalla procura di Asti è culminata con l’arresto di due cittadini stranieri e con il divieto temporaneo di esercitare attività professionali per un altro cittadino straniero. Si tratterebbe di tre presunti caporali che gestivano la manodopera straniera nelle campagne tra Farigliano, Neive, Castiglione Tinella e Monforte d’Alba. “Alcuni lavoratori dopo essersi lamentati per le condizioni in cui versavano, sono stati puniti con violenti pestaggi”, si legge sul sito della procura. “In un caso è stato utilizzato un tondino di ferro prelevato dal filare di sostegno di una vigna che ha dato il nome all’operazione”.

“L’ennesima indagine”, scrive il quotidiano, “che dimostra come i vigneti delle Langhe, tra i più pregiati al mondo, vengano prodotti con le sofferenze dei migranti”. Adesso è sul ruolo delle aziende vinicole che si interrogano le autorità: “La prospettiva”, ha affermato il questore di Cuneo, Carmine Rocco Grassi, “si deve spostar su chi, non preoccupandosi delle condizioni di assunzione, si affida a soggetti come questi, pensando di potersene lavare le mani”.

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