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Coldiretti interviene al G20 Farmer di Stellenbosch (Sud Africa)

2025-09-18T09:32:59+02:0018 Settembre 2025 - 09:32|Categorie: Mercato|Tag: , , |

Roma – “Senza agricoltori familiari non c’è sicurezza alimentare, non c’è sovranità alimentare, non c’è pace”.  Con queste parole il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, è intervenuto in collegamento al G20 Farmer Dialogue di Stellenbosch in Sud Africa, dove i leader contadini di tutto il mondo si sono riuniti per affrontare il tema del ruolo dell’agricoltura familiare. Coldiretti, che ha rappresentato gli agricoltori italiani al G20, ha ribadito il ruolo centrale delle aziende agricole familiari come pilastro della sicurezza alimentare globale. “Lo scorso anno, al G7 delle organizzazioni agricole di Siracusa abbiamo riaffermato il legame inscindibile tra sicurezza alimentare e sovranità alimentare, l’urgenza di sostenere l’innovazione a partire dai bisogni degli agricoltori e l’importanza di regole commerciali basate su reciprocità, trasparenza e stabilità. Oggi portiamo questo messaggio sulla scena del G20, non come visione di pochi Paesi, ma come voce unitaria degli agricoltori di tutto il mondo, uniti dagli stessi bisogni: nutrire le comunità, vivere del proprio lavoro, preservare la terra per le generazioni future”, ha continuato Prandini.

Alla riunione è intervenuto anche Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, che ha posto l’accento sulla necessità di valorizzare il modello dei family farmers. “Non possiamo sostituire l’ossatura rappresentata dagli agricoltori familiari con grandi multinazionali, ma dobbiamo renderli più competitivi attraverso accordi di filiera che garantiscano una equa distribuzione del valore aggiunto creato. I dati generati in agricoltura non possono essere sottratti agli agricoltori e poi rivenduti, minandone indipendenza e redditività. Allo stesso tempo, va contrastata l’aggressione alla zootecnia, guidata dalle multinazionali delle proteine sintetiche, seguendo l’esempio dell’Italia nel difendere la democrazia del cibo. Il commercio internazionale resta un valore positivo, purché fondato su vere regole di reciprocità e orientato ad aumentare l’autosufficienza dei Paesi emergenti”.

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