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Coldiretti lancia il Manifesto di Udine per l’educazione alimentare nelle scuole. La replica di Confida (vending machine)

2025-06-17T10:25:37+02:0017 Giugno 2025 - 10:25|Categorie: in evidenza, Mercato|Tag: , , |

Udine – In occasione dell’evento ‘Cibo naturale: un patrimonio da difendere‘, organizzato nei giorni scorsi a Udine, Coldiretti ha varato un manifesto per l’educazione alimentare nelle scuole. L’appello a governo, regioni e mondo dell’istruzione si caratterizza per cinque punti: stop ai distributori automatici nelle scuole, più cibo a chilometro zero nelle mense dei bambini, una strategia nazionale contro l’obesità infantile, un patto con le famiglie e un solido programma di educazione alimentare nelle classi.

“Il cibo ultra-formulato sta minacciando il futuro dei nostri giovani e la qualità del cibo è la chiave: su quello cattivo si gioca una partita fatale per il nostro paese”, sottolinea il segretario generale di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo. “E’ tempo di scegliere consapevolmente per proteggere la salute e il domani delle nuove generazioni”. Il presidente Prandini ha espresso la volontà di “costruire un futuro più sano per i nostri figli, partendo dall’ educazione al cibo”, convinto che “una alimentazione consapevole è la prima forma di prevenzione e rispetto per salute, ambiente ed economia agricola del Paese“.

Non si è fatta attendere la replica di Confida, associazione italiana distribuzione automatica, che contesta la parte in cui si afferma che nei distributori delle scuole siano presenti cibi e bevande spazzatura, alla base di una cattiva alimentazione. Come si legge su Agricolae, l’associazione rileva che solo il 5% dei 460.915.247 snack dolci e salati venduti in un anno sono consumati in scuole e università: un dato ben diverso da quanto emerso durante il lancio del Manifesto.

Inoltre, nelle scuole dell’infanzia e nelle scuole primarie i distributori automatici non sono presenti o sono destinati al solo personale docente”, spiega il presidente di Confida, Massimo Trapletti. “Le vending machine sono infatti presenti solamente all’interno delle scuole secondarie di I e II grado e nelle università che, secondo il Ministero dell’Istruzione, sono frequentate rispettivamente da 1,5, 2,6 e 1,9 milioni di studenti. Confrontando i dati, si evince quindi che il consumo medio annuo è di soli sei snack pro capite al mese: pertanto, le vending machine non possono certo essere ritenute responsabili della cattiva alimentazione o dell’obesità dei nostri ragazzi. Le cause vanno ricercate altrove”.

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