Bruxelles (Belgio) – La Commissione Ue ha diffuso oggi una comunicazione per chiedere agli stati membri di migliorare la protezione della piccola e media industria agroalimentare, contro le pratiche sleali. Pur non proponendo un’azione normativa a livello comunitario, precisa cosa si intenda per pratiche sleali: “evitare o rifiutare di mettere per iscritto condizioni commerciali essenziali; modifiche retroattive unilaterali dei costi o dei prezzi dei prodotti o dei servizi; trasferimento di rischio ingiustificato o sproporzionato verso una parte contraente; perturbazione deliberata di un calendario di consegna o ricevimento per ottenere vantaggi ingiustificati o scioglimento unilaterale e senza preavviso di una relazione commerciale o imposizione di un preavviso irragionevolmente breve e senza una ragione obiettivamente giustificata”, come si legge nel documento. Nella comunicazione l’Ue indica, inoltre, tre pilastri per fondare le proposte dei singoli stati: sostegno all’iniziativa volontaria di filiera, tramite codici di condotta condivisi (un’idea da sempre sponsorizzata a livello europeo); norme comuni per i principi di buone prassi, cioè arrivare a un’interpretazione unitaria in materia di pratiche commerciali sleali; applicazione più efficace a livello nazionale, ovvero verificare che gli strumenti normativi messi in atto da alcuni paesi (come l’articolo 62 per l’Italia), siano effettivamente applicati e richiesti dalle Pmi, senza timori di eventuali ritorsioni commerciali.
Commissione Ue chiede interventi contro le pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare
RepartoGrafico2014-07-15T17:12:50+02:0015 Luglio 2014 - 17:08|Categorie: Mercato, Retail|Tag: articolo 62, pratiche commerciali sleali, Ue|
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