“Dettaglio alimentare: un futuro c’è!”

2024-12-20T11:58:51+02:0020 Dicembre 2024 - 12:30|Categorie: Aperture del venerdì, in evidenza, Retail|Tag: , , |

L’impatto dell’inflazione. La difficoltà a trovare personale. Le sfide attese per i prossimi mesi. Intervista a Donatella Prampolini, presidente di Fida, Federazione italiana dettaglianti dell’alimentazione.

Un 2024 “complicato”, anche se in miglioramento rispetto al 2023. Le imprese del dettaglio alimentare italiano soffrono le conseguenze del fenomeno inflazionistico partito nel 2022. Non solo. Si trovano ad affrontare un’importante mancanza di manodopera, risultato di un cambiamento culturale innescato dal Covid. In un’intervista con Donatella Prampolini, presidente della Fida – la Federazione italiana dettaglio alimentare, che riunisce 60mila aziende tra negozi specializzati e imprese della Distribuzione organizzata – ripercorriamo l’anno appena trascorso. Con un occhio rivolto alle sfide attese per il 2025.

Come ha performato il comparto nel 2024?

Ci sono luci e ombre. Sicuramente il 2024 è stato complicato. Fino all’anno precedente i fatturati erano retti principalmente dall’inflazione, ma le aperture avvenute in questi anni hanno incrementato il numero di attori tra cui dividere le quote di mercato, di conseguenza sempre più ridotte. Insomma, speriamo che la chiusura dell’anno si riveli più positiva.

Quali strategie hanno messo in atto le imprese per mitigare gli effetti dell’inflazione sulla spesa dei consumatori?

Non sono molte le strategie da poter mettere in atto, se non ridurre la marginalità. I problemi del 2024 sono determinati anche dal fatto che i margini operativi sono stati contratti già dal 2023, se non dal 2022, quando è iniziata la spinta inflazionistica. Per sostenere la spesa dei consumatori, in aggiunta, le nostre imprese hanno adottato strategie differenti. Gli esercizi specializzati, ad esempio, stanno puntando sulle nicchie e sulla qualità del prodotto con una proposta che, pur non essendo la più economica, presenta un elevato valore aggiunto. La Distribuzione organizzata, invece, ha aumentato la pressione promozionale e cercato di stringere accordi, valorizzando fornitori e produttori locali, con l’obiettivo di abbattere il più possibile i costi della filiera e proponendo prezzi che consentano ai consumatori di arrivare a fine mese.

Dal rapporto dell’Osservatorio Fida 2024 emerge che il 38% delle imprese ha cercato nuovo personale, ma il 71% ha riportato difficoltà nella ricerca. Quali i principali problemi riscontrati?

In passato avrei risposto che le difficoltà risiedevano soprattutto nel trovare operatori specializzati. Oggi, però, il fenomeno è più generalizzato: non riguarda solo figure professionali che richiedono anni per essere formate, ma pure posizioni adeguate a chi si appresta a entrare nel mercato del lavoro per la prima volta. Le ragioni sono legate alla disponibilità richiesta: quasi 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno. Abbiamo notato, infatti, che perfino persone che operano nel settore da anni scelgono di cambiare ambito lavorativo, cercando una maggiore stabilità in termini di orari e una migliore conciliazione tra vita privata e lavoro. La liberalizzazione degli orari di apertura non ha giovato al settore del commercio al dettaglio e nemmeno ai consumatori. Purtroppo, però, tornare indietro è complicato, mancando un comune accordo. Non siamo riusciti a trovare una linea condivisa su cinque o sei festività all’anno, dubito che riusciremo a trovarla su qualche chiusura in più…

Quali sono le principali sfide che il settore si troverà ad affrontare nel 2025?

Sarà un anno complicato per diversi fattori: il cambiamento dei consumi, l’invecchiamento della popolazione, la disponibilità economica delle famiglie… Credo poi che siano state concesse troppe aperture e che qualcuno ne subirà le conseguenze. Anche perché le aziende devono sostenere dei costi che non sono calati: qualcuno farà fatica a far quadrare i conti economici e non escludo che ci saranno movimenti anche all’interno dei gruppi della Distribuzione organizzata. Gli specializzati, invece, dovranno cercare di differenziarsi rispetto all’offerta con prodotti di nicchia e personale estremamente qualificato.

Come immagina dunque il futuro del dettaglio alimentare?

Credo, innanzitutto, che un futuro ci sia! E non è scontato. Fino a qualche anno fa, qualcuno sosteneva che il commercio al dettaglio non sarebbe sopravvissuto all’e-commerce, ma così non è stato. Si è compreso che la pluralità commerciale è un valore. C’è spazio per tutti: grandi e medie strutture e negozi specializzati. Quel che conta è che ognuno di questi format capisca la propria funzione e missione.

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