Hokkaido (Giappone) – Quattro tifoni si sono abbattuti lo scorso agosto sull’isola di Hokkaido, in Giappone, mettendo in ginocchio l’agricoltura dell’isola, basata principalmente sulla coltivazione di patate (fonte dell’80% della produzione di patate del Paese). Dopo la rovina dei campi e la scarsità del raccolto, il prezzo delle materie prime è salito alle stelle, con una notevole ripercussione sulle vendite di patatine. Calbee, azienda nipponica di proprietà della Pepsi, che controlla il 73% del mercato delle patatine giapponesi, ha annunciato in questi giorni il blocco delle vendite di 15 referenze. Stessa sorte per i prodotti della Koyke-ya, il secondo produttore nel Sol Levante, che ne ha bloccato la produzione, generando il panico nei consumatori. Gli scaffali si sono svuotati nel giro di poche ore, costringendo i consumatori a cercare on-line le ultime scorte rimaste e a partecipare a vere e proprie aste di patatine, vendute a prezzi esorbitanti: 1250 yen a pacchetto, vale a dire all’incirca 11 euro, contro i 2 euro abituali. Come uscire da questa crisi? Ancora non è chiaro: la restante produzione giapponese di patate non è sufficiente a soddisfare le esigenze del Paese e la scelta protezionistica verso la propria agricoltura non aiuta di certo a risolvere il problema.