Europa Orientale / Si allarga la protesta verso l’aumento dei prezzi nei supermercati

2025-02-19T09:50:03+01:0019 Febbraio 2025 - 09:21|Categorie: in evidenza, Retail|Tag: , , , |

Bucarest (Romania) – Sembra allargarsi a macchia d’olio la protesta verso alcune catene di supermercati che ha coinvolto inizialmente Serbia e Croazia, per espandersi poi ai Balcani e a buona parte dell’Est Europa. Il malcontento ha raggiunto la Grecia, dove la Federazione greca dei consumatori Inka ha condannato la “beffa, l’inganno, il profitto e la speculazione a spese dei cittadini consumatori” invitando al boicottaggio.

In Romania, il populista filorusso ed ex candidato alle presidenziali Călin Georgescu è intervenuto la scorsa settimana esortando i cittadini a evitare i supermercati di proprietà straniera, una mossa che il ministro dell’Agricoltura Florin Barbu ha criticato. “Chiedo a tutti di tenere le zampe lontane dagli agricoltori e dai trasformatori rumeni”, ha dichiarato in modo colorito il ministro.

Per evitare malumori, la settimana scorsa la Lituania ha istituito un nuovo organismo per il monitoraggio dei prezzi dei prodotti alimentari, mentre il 30 gennaio l’autorità di vigilanza ungherese sulla concorrenza ha avvertito i produttori e i trasformatori di alimenti di smettere di coordinare gli aumenti dei prezzi.

Non tutti i governi dei Paesi colpiti hanno però riconosciuto la frustrazione dei consumatori. “È proprio vero che abbiamo gli alimenti più cari di tutta Europa?”, ha chiesto il ministro dell’Agricoltura slovacco Richard Takáč in un video in cui fa la spesa in un supermercato locale.

“Storicamente, i prezzi dei prodotti alimentari in questi Stati membri sono stati inferiori alla media dell’Ue, ma l’inflazione alimentare è aumentata a un tasso significativamente più alto”, ha affermato Michele Galli, visiting fellow presso l’European Policy Centre ed esperto di agroalimentare. Gli aumenti dei prezzi sono ancora più problematici laddove le famiglie destinano una quota più alta del loro reddito al cibo, come avviene nella maggior parte di questi Paesi, per Pil agli ultimi posti della Ue.

Alcuni Paesi dell’Europa orientale stanno discutendo in tal senso l’imposizione di tetti di prezzo per alleggerire la pressione sui portafogli dei consumatori. In Croazia, i boicottaggi dei supermercati hanno indotto il governo a limitare i prezzi di 40 prodotti alimentari, sulla scia dei massimali introdotti per 30 prodotti lo scorso settembre.

La scorsa settimana, i partiti di opposizione in Bulgaria hanno esortato il primo ministro Rosen Zhelyazkov a seguire l’esempio, ma al momento il governo si è rifiutato di farlo. Definendo “inammissibile” l’intervento diretto dello Stato nel mercato, Zhelyazkov ha affermato che definire massimali di prezzo potrebbe portare a carenze di beni di base.

Negli ultimi anni, sia l’Ungheria che la Romania hanno fatto ricorso a tetti di prezzo e di margine. La scorsa settimana il ministro dell’Economia ungherese Nago Márton ha accennato alla reintroduzione dei massimali di prezzo. “Se necessario, interverremo immediatamente”, ha dichiarato. L’anno scorso, tuttavia, i controlli sui prezzi dei prodotti alimentari di base sono costati a Budapest un richiamo da parte della Corte Suprema dell’Ue, che ha giudicato il governo colpevole di aver minato la concorrenza di mercato.

 

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